Abstract:
Il pensiero fenomenologico-esistenzialista individua la cifra dell'uomo nel tempo, come continuo progetto oltre sé stesso. Negli scritti di Emanuele Severino si legge invece che il destino di ogni ente è quello di esser sé stesso, eternamente. L'eternità è il predicato essenziale di tutto ciò che è, anche di quell'ente particolare che è l'uomo. In quest'ottica ogni progetto è follia, perché ogni azione è mossa dalla volontà, che ciò che è diventi altro. Ogni agire, come ogni etica sembrano impossibili. Ci si chiede se il rapporto tra le due correnti di pensiero sia totalmente antitetico o se il linguaggio della fenomenologia non possa almeno, in nuove vesti, offrire uno spunto in ordine alla comprensione del destino dell'uomo.