Abstract:
ABSTRACT
Molto prima di Hobbes la civiltà occidentale è stata ossessionata dallo spettro di una natura umana avida e litigiosa, egoista e violenta, che deve necessariamente essere tenuta soggiogata da istituzioni sociali ferree, dalle quali traggono giustificazione gerarchie e disuguaglianze sociali. L’obiettivo di questa ricerca è più radicale della critica a Hobbes e consiste nel rifiutare un’idea di una natura umana immutabile, universale, fondativa della specie umana. Oggetto di questa ipotesi critica è dunque l’essenzialismo, non tanto e solo nella sua implicazione universalista ma, al contempo, soprattutto nella sua conseguente immutabilità. L’anarchismo, che si oppone a qualsiasi forma di dominio, non possiede, contrariamente a quanto si pensa, nei suoi elementi caratterizzanti, una visione troppo ottimistica della natura umana. La tradizione “classica” del pensiero anarchico ha affrontato questo tema preoccupandosi soprattutto di giungere a un pensiero etico che fosse il risultato di una duplice negazione: l’idea di un libero arbitrio assoluto, la determinazione metafisica della morale. Ha aspirato poi di fondare la sua ontologia nel rifiuto di separare natura e cultura, volendo trovare nella natura stessa il presupposto dell’anarchia. Il pensiero libertario contemporaneo ha cercato di superare le problematiche che sono sorte da questa visione, negando l’esistenza di un’idea di natura umana nella convinzione che è la cultura ciò che ne determina la vera natura.