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La migrazione dei minori non accompagnati è un fenomeno globale, complesso e numericamente sempre più consistente nel nostro Paese.
Essi sono in condizione di alta vulnerabilità perché affrontano la migrazione senza i genitori e durante una fase della vita, generalmente l’adolescenza, in cui la personalità è in formazione, alla ricerca di una propria identità e questo li espone a rischio di devianza, di emarginazione sociale e di grave sfruttamento se non possono contare su una rete di adulti in grado di supportarli.
L’assistente sociale che affronta questa problematica nel suo lavoro quotidiano deve tenere compresenti molti livelli: quelli “macro” sul fenomeno complessivo e quelli “micro” che riguardano il singolo minore e la sua storia.
Ciò richiede livelli di conoscenza multidisciplinari che vanno dagli aspetti normativi, a quelli sociologici, antropologici, psicologici, metodologici per capire come intervenire in contesti fatti di intrecci relazionali e sovrapposizioni di problemi.
L’obiettivo dell’assistente sociale è in primis tutelare i minori, ma nel contempo promuovere, organizzare e gestire, insieme ad altri professionisti e stakeholders, una rete integrata d’interventi, che realizzino gli orientamenti della politica socio-assistenziale tenendo conto dei diritti fondamentali dei minori e dei valori della professione.
Il panorama dei servizi messi in campo presuppone strategie d’intervento differenziate a seconda delle situazioni, volte all’acquisizione di autonomia per questi minori, in un’ottica di sviluppo e rafforzamento della capacità di diventare membro autonomo, attivo e responsabile della società. L’ambito di questi interventi può risultare perciò generativo di effetti positivi per l’intera comunità locale.
All’interno di un fenomeno che rientra nella stessa definizione normativa, minori stranieri non accompagnati, si possono evidenziare notevoli differenze che caratterizzano le storie, i bisogni e le risorse di questi migranti particolari, con e per i quali è necessario ripensare gli interventi di welfare locale.
Questa tesi, a partire dall’analisi del fenomeno in Italia, vuole approfondire la condizione di quei minori che, pur migrando senza i genitori, hanno in Italia una rete di supporto parentale e amicale a cui si riferiscono e con la quale è indispensabile costruire percorsi di accoglienza più rispondenti alle esigenze e ai diritti dei minori stessi in base al principio, sancito anche dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia del 1989, che ogni minore ha diritto a crescere in famiglia.
Questa tipologia di minori stranieri sta assumendo dimensioni consistenti e interrogando i Servizi Sociali di diversi comuni Italiani, a fronte della difficoltà a coinvolgere attivamente queste reti nei progetti educativi dei ragazzi.
Nella tesi verrà approfondita la situazione a Venezia, che ritengo particolarmente interessante anche perché rappresenta, nell’ultimo rapporto ANCI (pubblicato nel 2014) il secondo comune in Italia per numero di accolti e tra i primi per quantità di ospitalità familiari.
L’elaborato si articolerà intorno alle seguenti tematiche:
1. Chi sono i msna – analisi del fenomeno attraverso i dati e gli aspetti psicologici specifici 2. Il quadro normativo di riferimento
2.1 Il rintraccio, l’identificazione e l’accoglienza 2.2 L’apertura di tutela e l’affidamento
2.3 Il rimpatrio assistito e il permesso di soggiorno
4. Nodi critici nei percorsi di accoglienza: i centri e le comunità, i percorsi scolatici, il lavoro
5. L’affidamento familiare come possibilità di superare alcuni nodi critici
6. La situazione nel comune di Venezia: analisi dei dati e del sistema di accoglienza
7. La specificità dell’affido familiare in questo territorio 8. Interviste a testimoni privilegiati |
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