Abstract:
Nella coscienza russa le isole Solovki vengono associate a luogo di detenzione e di terrore dal momento che, a partire dal XX secolo, in seguito alla scoppio della rivoluzione del ’17, vi sorse il primo campo di concentramento sovietico. Va considerato invece che, prima di tale momento storico, l’arcipelago delle isole Solovki, che sorge sul mar Bianco a 160 km dal circolo polare artico, grazie al suo monastero, fu uno dei più importanti centri della vita monastica russa.
Il presente studio mira, nella sua prima parte, a ricostruire la storia di questo luogo di santità partendo dalla nascita e dallo sviluppo del monachesimo orientale, attraverso l’approfondimento dei suoi massimi esponenti, per proseguire con la storia della vita cenobitica nel monastero che vede protagonisti i suoi fondatori Savvatij, Zosima e German. Nella seconda parte si tenterà di indagare i motivi per i quali, nel 1923, dopo un devastante incendio, le isole Solovki cambiarono radicalmente aspetto e funzioni tanto da trasformarsi, da luogo simbolo di spiritualità russa, in emblema di reclusione e violenza. I documenti e le testimonianze raccolte e l’approfondimento di due figure esemplari come il vescovo Ilarion Troickij e il matematico Pavel Florenskij, lì rinchiusi, arricchiranno lo studio conferendone un carattere di interesse storico, religioso, politico e culturale allargato.