Abstract:
Per la prima volta sono stati analizzati e studiati la tecnica pittorica e i materiali di dieci opere del pittore veneziano Alessandro Milesi (1856-1945) conservate presso la Galleria Internazionale di Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia.
Alessandro Milesi è uno dei maggiori rappresentanti della pittura veneta di fine Ottocento. La sua pittura è contraddistinta da una forte carica espressiva ottenuta tramite pennellate materiche e dall’utilizzo di colori accessi e vibranti. La sua carriera può essere suddivisa in due fasi principali. Nella fase giovanile, Milesi ama dar voce alle calli e ai campielli veneziani, il tutto con un tocco moderno ma allo stesso tempo legato alla grande tradizione del ‘500, in particolar modo all’ultimo Tiziano. Nella seconda fase della sua carriera Milesi, legato al lavoro del suo maestro Nani, predilige l’attività di ritrattista che lo accompagnerà fino alla fine della sua carriera. I dipinti selezionati, datati tra il 1880 e il 1940, sono stati studiati con approccio multianalitico non invasivo mediante l’uso di tecniche di Imaging e analisi elementari e spettroscopiche in situ.
La scelta dell’utilizzo di tecniche non invasive nasce dal fatto che la tendenza di quest’ultimi anni è quella di ridurre al minimo il numero di interventi diretti ed invasivi sulle opere, ma allo stesso tempo ottenere il massimo numero di informazioni senza ricorrere al prelievo di campioni. Le tecniche di Imaging basate sulla fluorescenza UV, la Riflettografia IR, le immagini in falso colore e Fluorescence Lifetime Imaging (FLIM) hanno permesso di osservare la presenza di disegni preparatori e di pentimenti permettendo così di acquisire informazioni sullo stile e sulla tecnica pittorica, di identificare la presenza di alcuni pigmenti e di mapparne la loro distribuzione. Tramite le analisi di spettroscopia Raman, Fluorescenza raggi X (XRF), Spettroscopia ER-FTIR (External Reflection Fourier Trasform Infrared), Laser-induced fluorescence (LIF) è stato possibile caratterizzare la tavolozza di Milesi, sia dal punto di vista organico (leganti) che inorganico (pigmenti, riempitivi, estensori di carica e/o adulteranti). Le informazioni ottenute relative alla tavolozza dell’artista veneziano evidenziano sia l’uso di pigmenti tradizionali come biacca, gesso o carbonato di calcio sia l’utilizzo di pigmenti moderni come Bianco di Zinco e Bianco di Titanio. Le analisi spettroscopiche hanno permesso l’identificazione di olii siccativi utilizzati come medium, e l’identificazione di carbossilati di Zinco, ascrivibili a processi di degrado del legante stesso.
I risultati ottenuti da tale studio hanno inoltre permesso di conoscere l’evoluzione nella scelta dei materiali utilizzati: cambiamenti strettamente legati agli sviluppi tecnologici della produzione delle pitture artistiche tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Questo lavoro di tesi ha permesso di comparare i risultati ottenuti da diverse tecniche non invasive sottolineando l’importanza di un approccio multianalitico e ha dimostrato come l’uso di metodologie complementari possano consentire lo studio della tecnica pittorica di un artista ancora non ben conosciuto. Inoltre ha contribuito alla sperimentazione della Fluorescence Lifetime IMaging. Questa tecnica, già conosciuta e utilizzata in campo bio-medico, è oggetto di sperimentazione nel campo dei Beni culturali da parte del gruppo di ricerca del Politecnico di Milano-CNR Dipartimento di Fotonica e nanotecnologie. FLIM è una tecnica di Imaging che permette di calcolare il decadimento del tempo di vita della fluorescenza di alcuni materiali (nel nostro caso pigmenti) permettendo così di mappare la distribuzioni di questi all’interno di un’opera d’arte. Questa tecnica dà inoltre indicazioni relative alla cinetica di decadimento di alcun pigmenti ma le cause di questi processi sono ancora oggetto di studio.