Abstract:
Determinandosi a partire da questioni di credo religioso, la pratica della tolleranza si è rivelata essere, nella prima modernità europea, lo strumento principe per fronteggiare la questione eminentemente politica della rideterminazione dei rapporti di potere, all’interno di una società in profonda crisi perché sempre più differenziata al suo interno.
I testi che hanno fissato i punti fondamentali della discussione filosofica sulla tolleranza si costruiscono innanzitutto in risposta ad un particolare problema pratico, quello della necessità della ridefinizione di un assetto politico turbato da episodi di intolleranza. Con l’affermarsi della figura dello Stato moderno, e quindi di un rinnovato equilibrio nello scenario europeo, la questione della tolleranza ha perso quella centralità politica che aveva conosciuto tra il XVII e il XVIII secolo ed ha lasciato spazio a discussioni su una libertà civile fondata sul riconoscimento dei diritti e del pluralismo delle opinioni.
Di fronte alla crisi del sistema di organizzazione politica e territoriale che contraddistingue la contemporaneità, ai fenomeni della globalizzazione dell’economia e delle migrazioni internazionali, si moltiplicano oggi gli episodi di intolleranza nei confronti dell’alterità e si riaccende il dibattito intorno alla tolleranza: è ancora da considerarsi una pratica auspicabile per il perseguimento di una stabilità all’interno di una società che si vuole definire democratica?