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Il presente lavoro di tesi cerca di offrire un quadro completo e aggiornato sulla valutazione delle rimanenze della specie “magazzino”, dando il dovuto risalto sia ai profili fiscali sia a quelli economico-aziendali e giuridici.
Le rimanenze finali di magazzino costituiscono costi sostenuti in un periodo d’imposta, imputabili a beni ancora in giacenza al momento della redazione del bilancio, che per il principio di competenza (principio basilare sul piano fiscale oltre che su quello civilistico) si rinviano al futuro esercizio in quanto si possono recuperare tramite i ricavi di futuri periodi. Le rimanenze vengono anche identificate come “il magazzino” che può essere considerato il cuore dell'impresa (c'è chi parla anche di "polmone dell'impresa"). Infatti, così inteso, il magazzino svolge la funzione fondamentale di raccordo tra le entrate (acquisti) e le uscite (vendite) dell'impresa, con, in mezzo, ad esclusione delle imprese mercantili, il processo di trasformazione fisica e/o economica.
Com'è noto, valutare per difetto o per eccesso il magazzino significa diminuire o aumentare artificiosamente il risultato dell’esercizio. Il rischio che ciò accada è amplificato dall'incentivo che alcuni agenti economici possono avere, dato che le rimanenze di magazzino rappresentano valori economici comuni a due o più esercizi: in sede di chiusura dell’esercizio, sono costi sospesi la cui valorizzazione consente di neutralizzare i costi che, seppure già sostenuti, non sono di competenza, dato che i relativi ricavi si manifestano negli esercizi successivi. Di conseguenza, il valore attribuito alle scorte di fine esercizio partecipa alla formazione del risultato di bilancio come componente caratteristica positiva. Le rimanenze finali di un esercizio vengono ereditate dal successivo, in qualità di esistenze iniziali: il loro valore, dunque, è un costo ripreso, di competenza dell’esercizio in corso.
Per formulare un giudizio sulla valutazione delle scorte, il costo di prodotto output della contabilità analitica rappresenta un elemento di fondamentale importanza. In merito a queste voci, infatti, è proprio la contabilità industriale a fornire le informazioni necessarie, ai fini della redazione del bilancio d’esercizio. Il sistema di controllo quindi, pur avendo scopi più ampi e complessi, rappresenta un ausilio indispensabile per la determinazione del costo di prodotto da impiegare in ambito bilancistico. Questi dati, però, devono essere utilizzati con cautela. Infatti, non sempre il valore di output del sistema di controllo o della contabilità direzionale/analitica coincide con il valore da attribuire alle scorte al fine della redazione del bilancio d’esercizio.
È questo il motivo per cui la dottrina economico-aziendale, italiana e straniera, ha dedicato così ampio spazio all'argomento in questione, trattando le valutazioni di magazzino sia nell'ambito della contabilità generale, ai fini della redazione del bilancio d’esercizio, sia nell’ambito dei sistemi di pianificazione e controllo a sostegno delle decisioni aziendali. Si procede, quindi, all'analisi della problematica in questione, cercando di offrire al lettore un quadro completo e chiaro sull'argomento e sulle possibilità di determinare un costo aderente alla realtà imprenditoriale che si vuole rappresentare, fermo restando che non esiste un costo di prodotto “vero”, cioè libero da valutazioni soggettive. |
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