Abstract:
La crisi finanziaria del 2007-2009 non solo ha attaccato l’economia globale in maniera diversificata, ma ha anche generato effetti differenti per i diversi paesi colpiti. Proprio avendo preso atto della crisi di liquidità, che si è profilata in Europa e non solo, e della presenza di situazioni di estrema difficoltà in cui versano i mercati finanziari, si è dovuto riscoprire una tipologia di rischio che prima della crisi era stato considerato secondariamente, si tratta del rischio sistemico.
Questa tipologia di rischio non scaturisce, come si pensava inizialmente, solo a seguito di crisi di tipo valutario o di crisi bancarie, ma oltre alle banche ha colpito anche altri settori come hedge funds, assicurazioni, brokers ecc.
Per studiare la salute del nostro sistema economico bisogna andare ad analizzare le relazioni esistenti all’interno di un sistema in cui autorità di vigilanza, intermediari finanziari e destinatari dei servizi offerti sono sempre più legati tra loro. Il legame tra queste figure che lavorano nei mercati è così forte che uno shock, che può essere creato da una qualsiasi tipologia di evento negativo, riesce a diffondersi talmente velocemente da riuscire a produrre quell’effetto definito “effetto domino” che va a colpire tutti gli intermediari presenti sul mercato. A seguito di questa “reazione a catena” le tensioni che si vengono a generare a causa del fallimento di una società di intermediazione finanziaria o di una banca, si ripercuotono non solo sugli altri intermediari ma anche nei diversi mercati, provocando il fallimento di tutti quei soggetti che sono presenti sul mercato.
La crisi è riuscita a mettere in risalto come gli operatori di mercato non siano capaci di reggere un sistema che, grazie ai progressi tecnologici dell’informazione e ai diffusissimi mezzi di comunicazione, risulta effettivamente complesso. Per questo motivo organizzazioni internazionali e le banche centrali hanno concentrato sforzi e tempo per incrementare modelli e strumenti che siano d’aiuto al fine di valutare, individuare e monitorare costantemente possibili minacce che possono andare ad intaccare la stabilità del sistema.
La recente crisi finanziaria ha messo in risalto quelli che sono i limiti del nostro sistema, sia dal punto di vista della regolamentazione, che da quello della supervisione degli intermediari e dei mercati. Il problema più evidente è dato dal fatto che si è sempre posta l’attenzione sulla solidità delle singole componenti che compongono il sistema finanziario, cioè inizialmente si è sempre avuto un approccio micro-prudenziale anziché tenere presente la stabilità del sistema nella sua complessità. La crisi infatti ha mostrato come il sistema è stato vulnerabile, tant’è vero che shock che si ritenevano circoscritti a determinati settori, hanno infine intaccato l’intero sistema.