dc.contributor.advisor |
Zolin, Maria Bruna |
it_IT |
dc.contributor.author |
Straccamore, Giulia <1990> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2015-06-17 |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2016-01-30T14:06:33Z |
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dc.date.available |
2016-01-30T14:06:33Z |
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dc.date.issued |
2015-07-09 |
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dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/6667 |
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dc.description.abstract |
L'area MENA, acronimo per indicare 'Middle East and North Africa', è la regione maggiormente dipendente dalle importazioni di cibo a livello globale. Si tratta di un dato riconducibile alla scarsezza di risorse idriche che caratterizza l'intera regione.
Situazione oggi aggravata dall'impossibilità di ricorrere alle risorse d'acqua rinnovabile, tanto che l'Arabia Saudita ha dichiarato di porre fine alla produzione di grano a partire del 2016.
Usando la definizione di sicurezza alimentare elaborata dal World Food Summit del 1996 secondo cui si parla di sicurezza alimentare nella situazione in cui tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti che garantiscano le loro necessità e preferenze alimentari per condurre una vita attiva e sana', i paesi del Golfo possono essere considerati food secure. Finché gli introiti provenienti dal settore petrolifero, permetteranno di accedere al cibo allocato sul mercato, l'Arabia saudita resterà food secure.
Con la crisi dei prezzi delle derrate agricole e le restrizioni alle importazioni imposte dai maggiori paesi produttori, quali Argentina, Russia, India e Vientam, tale certezza ha però iniziato a vacillare. La crisi alimentare del 2008 ha infatti scatenato nella regione nuove preoccupazioni che si sono poi tradotte in un aumento degli investimenti agroalimentari all'estero.
L'accesso diretto alla produzione alimentare è percepito come il modo più sicuro per garantire la sicurezza alimentare, se per motivi legati alla scarsità di acqua e alla mancanza di terre arabili non è possibile coltivare direttamente nella propria nazione, tale è il caso de Paesi del Golfo, lo si fa all'estero, privilegiando paesi con cui si hanno legami di ordine politico-culturale come I Paesi del Corno d'Africa, vedi Etiopia e Pakistan.
Nel mio lavoro, cercherò di analizzare tale fenomeno di compravendita di terre all'estero, noto come land-grabbing, in chiave geopolitica. Nella prima parte sarà dato spazio a una definizione del fenomeno oltre che a un'analisi dei principali attori coinvolti, nel secondo capitolo mi soffermerò sul caso studio dell'Arabia Saudita, uno degli attori principali nella compera di terreni a causa della carenza di terreni coltivabili presenti nella monarchia, attraverso un'analisi dei dati e il rapporto degli investimenti cercherò quindi di definire la portata del fenomeno. Infine, nel terzo ed ultimo capitolo, sarà dato spazio ai paesi ricettori degli investimenti. |
it_IT |
dc.language.iso |
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dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
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dc.rights |
© Giulia Straccamore, 2015 |
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dc.title |
Land Grabbing, un'analisi del fenomeno attraverso il caso dell'Arabia Saudita. |
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dc.title.alternative |
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dc.type |
Master's Degree Thesis |
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dc.degree.name |
Relazioni internazionali comparate - international relations |
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dc.degree.level |
Laurea magistrale |
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dc.degree.grantor |
Scuola in Relazioni Internazionali |
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dc.description.academicyear |
2014/2015, sessione estiva |
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dc.rights.accessrights |
closedAccess |
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dc.thesis.matricno |
987590 |
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dc.subject.miur |
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dc.description.note |
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dc.degree.discipline |
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dc.contributor.co-advisor |
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dc.subject.language |
INGLESE |
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dc.date.embargoend |
10000-01-01 |
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dc.provenance.upload |
Giulia Straccamore (987590@stud.unive.it), 2015-06-17 |
it_IT |
dc.provenance.plagiarycheck |
Maria Bruna Zolin (zolin@unive.it), 2015-06-29 |
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