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In questa tesi si vogliono indagare i motivi storici che hanno portato alla diffusione in Italia dell’opera Seidō no Kirisuto (青銅の基督, “Il Cristo di bronzo”), un romanzo storico del 1923 scritto da Nagayo Yoshirō, autore facente parte della corrente Shirakaba. Il romanzo fu pubblicato in Italia nel 1942 e nel 1961 da due case editrici diverse, rispettivamente la Corticelli e la Rizzoli, basandosi su due versioni europee differenti: la prima dal francese e la seconda dall’inglese. In questo senso, è un testo emblematico del periodo storico per quanto riguarda la letteratura giapponese, perché rispecchia il modo in cui venivano portate in Italia le prime traduzioni di romanzi giapponesi, ovvero affidandosi a versioni che erano già state pubblicate in Europa e che avevano riscosso successo, un’operazione a basso rischio editoriale.
Nel primo capitolo verrà trattata la biografia dell’autore e sarà data una descrizione riassuntiva del romanzo. Questo servirà anche per tratteggiare la ricezione dell’Europa in Giappone e come la visione di un mondo cosmopolita, in particolar modo tra gli autori della corrente Shirakaba, si trasformò in modo lento, ma costante, in adesione a un nazionalismo sempre più pregnante.
Nel secondo capitolo, invece, sarà descritto come il Giappone sia stato accolto in Italia dalla fine dell’Ottocento fino alla Seconda guerra mondiale. All’inizio del Novecento, nello stesso periodo in cui Nagayo scriveva il romanzo, si era diffusa in Italia la moda del japonisme, che aveva già colpito alla fine dell’Ottocento altri Paesi europei (in particolare Francia e Inghilterra). Gabriele D’Annunzio si fece portavoce di questa nuova estetica e ne fu il suo più illustre rappresentante. Anche negli anni Trenta ci fu un ritorno al japonisme con gli scritti del capitano di fanteria Bartolomeo Balbi, incentrati sulle figure stereotipate di geisha e samurai. Sull’onda di questi successi, nel 1942 Alberto Corticelli propose al pubblico italiano la propria versione del romanzo di Nagayo, su rifacimento di quella francese.
Nell’ultimo capitolo verranno invece discusse le edizioni italiane vere e proprie di Seidō no Kirisuto. Nel 1942, la Corticelli optò per questo tipo di traduzione per rafforzare la sua linea editoriale, famosa per la traduzione di testi stranieri di ambientazione esotica, come quelli di Kipling. Nel 1961, la Rizzoli, conscia del successo di pubblico che il cinema giapponese stava riscuotendo in quegli anni, tradusse il testo dall’edizione inglese dopo che nel 1956 il film Seidō no Kirisuto di Minoru Shibuya, sceneggiato dallo stesso Nagayo, era sbarcato al Festival di Cannes. |
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