Abstract:
Rimasto silenziosamente ai margini delle "rivoluzioni" arabe, il Marocco nell'ultimo decennio, sulla scia delle politiche riformiste del re Mohamed VI, salito al trono nel 1999, ha avviato un profondo e progressivo processo di mutamento che ha dato un impulso enorme ad uno specifico settore della produzione culturale: il cinema.
Sospesi tra un passato negato sottoposto a costante rielaborazione ed un presente sfuggevole, in rapida evoluzione, registi marocchini come Leila Kilani (Layla Kīlānī), Noureddine Lakhmari (Nūr Ad-Dīn Laḫmārī) e soprattutto Hicham Lasri (Hišām al-῾Asrī) sfidano le strategie di rinnovamento d'immagine messe in atto dal governo con linguaggi cinematografici sempre più intimi e personali, senza tuttavia celare una visione fatalista del futuro.
Il racconto cinematografico marocchino degli ultimi quindici anni, può essere eletto a medium ideale per indagare la memoria collettiva in una chiave di lettura temporale. Le opere presentate sono specchi in cui si riflettono le contraddizioni del paese: la metafora
di un Marocco in perenne tensione tra la costruzione e la de-costruzione di un'identità collettiva, il paradigma di uno slancio, trattenuto e ostacolato, verso l'avvenire.