Abstract:
Questa tesi affronta il tema della rappresentazione della donna nel dramma nō Dōjōji secondo l’interpretazione buddhista del femminile quale incarnazione del desiderio e dell’attaccamento.
Mettendo in evidenza gli aspetti grotteschi e mostruosi del corpo femminile in alcune raccolte di setsuwa buddhisti come il Nihon ryōiki e in particolare lo Hokkegenki e il Konjaku monogatari, in cui la storia di Dōjōji appare per la prima volta, si approfondirà la visione della femminilità come sessualità spaventosa e incontrollabile, ostacolo all’uomo nel raggiungimento dell’illuminazione. Si analizzerà nel dettaglio il nō Dōjōji, la sua complessità stilistica, le sue tecniche sceniche e le sue difficoltà interpretative, soffermandosi soprattutto sul suo finale, che si discosta in modo sostanziale da quello del setsuwa e del nō da cui il dramma deriva, Kanemaki. Se nel finale di quest’ultimo la donna raggiungerà l’illuminazione, in Dōjōji – in modo piuttosto inusuale nel nō – la salvezza le sarà preclusa. Il lavoro si concluderà con un’analisi del cortometraggio di animazione di Kawamoto Kihachirō, Dōjōji, che metterà in luce le sue similitudini con il dramma nō e l’influenza delle illustrazioni del Dōjōji engi emaki sulla scelta degli sfondi e la caratterizzazione dei personaggi.