Abstract:
Il paradigma del viaggio è tra i più frequentemente utilizzati in ambito letterario dall’antichità ai giorni nostri. Si tratta infatti di un tema che per il suo carattere dinamico e ‘instabile’ crea difficoltà nella classificazione entro categorie narratologiche predefinite. Tuttavia proprio per questo carattere mutevole è risultato caro ad autori di tutti i tempi, divenendo lo schema entro cui collocare vicende realmente accadute o ambientate oltre i confini del reale. Il viaggio, come metafora universale della vita dell’uomo, appartiene a tutte le culture e a tutti i periodi storici. Nella narrazione l’uomo riesce a rompere i confini spaziali e temporali della realtà che lo circonda.
Il resoconto del viaggio diviene quindi strumento per creare la condizione ideale nella quale criticare se stessi, riesaminare le proprie convinzioni, mettere in discussione le convenzioni del proprio tempo, ed eventualmente individuare i pregiudizi sociali. Il viaggio è un modo per mettersi in gioco, per mettere in dubbio le proprie certezze e anche per trovare risposta alle proprie aporie.
Così fa anche Luciano, autore del II sec. d.C., che lo utilizza come vera e propria esperienza satirica.
Il viaggio nelle opere dell’autore, sia esso reale, fantastico, impossibile, filosofico, è sempre ricerca di un luogo altro, di una prospettiva diversa dalla normalità, attraverso cui osservare il mondo reale e gli uomini. È spesso una critica alla credulità, alla spettacolarizzazione del corpo, alla retorica priva del supporto della conoscenza, ai dogmatismi culturali, religiosi e della tradizione, alla lusinga del successo facile e immediato, in somma temi che non sembrano datati o solo appartenenti all’età imperiale degli Antonini, ma ancor oggi validi motivi di discussione.
Sfrutterò le chiavi di lettura fornitemi dalle opere di Luciano più note, per soffermarmi su quelle meno analizzate in merito alla tematica del viaggio.