Abstract:
La tesi si propone di analizzare due episodi della Parafrasi del Vangelo di San Giovanni di Nonno di Panopoli, quello della guarigione del figlio del funzionario (4,210-254) e quello della resurrezione di Lazzaro (11,1-188). La parte introduttiva è dedicata all'inquadramento della figura del poeta di Panopoli: riguardo alla sua opera si trattano in breve i problemi dell'autenticità, del rapporto con il modello, del legame con i Padri della Chiesa e anche della posizione culturale del poeta, autore tanto di un poema pagano come le Dionisiache quanto di un poema propriamente cristiano come la Parafrasi.
Per molto tempo la critica ha ritenuto che la riscrittura poetica del quarto Vangelo fosse un mero esercizio letterario e, quindi, ha considerato tutti gli elementi aggiunti rispetto al dettato giovanneo alla stregua di semplici esornativi, quasi degli abbellimenti propri di uno stile ridondante e barocco. In tempi più recenti, invece, in seguito ad un rinnovato interesse per gli studi di letteratura tardo-antica e, in particolare, in seguito alla pubblicazione di alcuni canti della Parafrasi con traduzione e commento, si è tentato di vedere nel tentativo di Nonno non solo un esercizio, ma una vera e propria rilettura critica del Vangelo alla luce di una speciale interpretazione; Nonno avrebbe raccolto elementi sia dal Nuovo e dall'Antico Testamento sia dalla tradizione patristica, componendo un poema dotato di una sua propria autonomia e leggibile sotto un aspetto, per così dire, teologico-esegetico.
Nel corso di questo lavoro si cerca di fornire ulteriori elementi a sostegno di questa visione, procedendo all'analisi di due episodi miracolosi, l'uno già in parte trattato nel commento di M. Caprara, l'altro contenuto in un canto finora inedito. Analizzando alcune espressioni degne di nota e ricorrendo ad analisi comparative all'interno dell'intera opera nonniana, si è provato a mettere in evidenza come il poeta utilizzi certamente un suo stile peculiare improntato ad un certo barocchismo e ad un gusto tutto proprio per la varietà (ποικιλία) stilistica, ma come d'altra parte non sia affatto trascurabile il suo apporto in termini di conoscenza teologica del contenuto del Vangelo; in questo senso alcune espressioni che ad una prima lettura possono sembrare semplicemente esornative, ad una lettura più profonda assumono, invece, il valore di notazioni esegetiche da parte dell'autore e mettono in luce tutta la sua competenza in materia.