Abstract:
La disparità dei diritti tra uomini e donne è qualcosa che caratterizza tutte le società e rappresenta un problema enorme, difficile da sradicare, a causa di secoli e secoli di imposizione di mentalità patriarcale. Nonostante le varie lotte e le campagne condotte per la promozione della parità dei sessi, la disuguaglianza di genere è ancora tangibile nel XXI secolo. Tra gli Obiettivi del Millennio (da realizzare entro il 2015), stilati nel 2000 dalle Nazioni Unite, rientra al terzo punto, la promozione dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment della donna; tuttavia, ad oggi, nonostante i miglioramenti, rimangono evidenti le differenze nell’educazione secondaria, nel mercato del lavoro, e nella partecipazione alla vita politica e quindi, al potere decisionale di uno stato.
Il presente studio affronta tali disparità relative al caso del Marocco e dunque analizza la rivendicazione femminista delle sue donne e le politiche intraprese, in particolar modo negli anni ’90 – momento notevolmente proficuo per le questioni di genere – e negli anni 2000, in seguito all’avvento al potere di Mohammad VI nel 1999 il quale sin da subito, dichiarò il suo grande interesse per la promozione dell’uguaglianza uomo-donna, nel quadro del processo di democratizzazione del suo paese.
La questione femminile marocchina è esaminata tenendo presenti le tre varianti della religione e della tradizione, della condizione socio-culturale ed economica dello stato e della globalizzazione, intesa come la diffusione di un maggiore interesse nei confronti dei diritti umani in particolare, nei confronti delle politiche di genere. E’ attraverso queste tre chiavi che si cercherà di inquadrare il ruolo attivo della donna nella società marocchina, in questo studio.