Abstract:
Il conferimento d’azienda con successiva cessione delle partecipazioni è un’operazione adottata di frequente nella prassi come alternativa al negozio giuridico della cessione d’azienda spesso al fine di ottenere un risparmio fiscale.
Il presente lavoro è dedicato ad una approfondita analisi della disciplina tributaria, e dell’evoluzione dottrinale, al fine di meglio inquadrare tale operazione all’interno del contesto impositivo, definendo i limiti entro i quali tale operazione possa garantire un legittimo risparmio d’imposta e le ragioni che hanno spinto il legislatore a escludere in parte tale operazione dal novero delle operazioni elusive.
Si procederà con una disamina introduttiva dei negozi giuridici che compongono questa complessa operazione, ovvero il conferimento e la cessione di partecipazioni, illustrando le modalità attraverso le quali si possa verificare un disallineamento fiscale tra la cessione diretta e quella che nella prassi è definita cessione “indiretta” d’azienda, anche attraverso un confronto tra le due operazioni. Successivamente si andranno ad esaminare i profili elusivi dell’operazione, da un punto di vista normativo e dottrinale, ponendo un particolare accento sulle motivazioni alla base delle più frequenti contestazioni da parte dell’amministrazione finanziaria. Infine verrà trattato il tema dell’abuso del diritto, quale principio generale per definire il limite entro il quale si possa considerare legittimo il risparmio d’imposta, presentando gli ultimi orientamenti della giurisprudenza nazionale ed europea.
Al termine della tesi si potrà constatare che, la normativa tributaria, in riferimento alla fattispecie del conferimento d’azienda e successiva cessione della partecipazione, evidenzia non poche perplessità. La natura non elusiva di tale operazione esplicitamente comminata all’art 176 del TUIR non trova coerentemente espressione nella disciplina dell’imposte indirette, rendendo in parte legittimo e in parte no il risparmio fiscale che può emergere da tale operazione. Poca chiarezza e coerenza riguardo tale argomento, hanno connotato anche le varie sentenze, evidenziando la mancanza di una linea interpretativa univoca da parte dei giudici che si sono schieranti alternativamente negli ultimi anni a favore del contribuente o della amministrazione finanziaria.