Abstract:
Assai più potente di tutte le filosofie, la metafisica orientale, utilizzata come ontologia, si trasforma in un uno strumento interpretativo delle criticità del tempo presente molto più ampio, organico ed unitario. A partire dalla dottrina dei cicli cosmici si giunge ad una nuova interpretazione del tempo e dello spazio, fino a comprendere il determinismo insito negli avvenimenti di ogni epoca. Ne deriva una nuova lettura dell’Occidente moderno che vede in primo piano l’irrimediabile perdita dell’elemento qualitativo a favore di un incremento della «quantità», della materia e degli effetti delle sue leggi. La trasformazione della qualità in quantità trova come correlati l’aumento della molteplicità, dell’antagonismo, della velocità, dell’esteriorità, della solidificazione, del disordine e della confusione. Simultaneo allo sviluppo di questi tratti appare la progressiva perdita degli elementi legati al Princìpio supremo della metafisica pura: qualità, essenza, unità, stabilità, interiorità, silenzio, beatitudine, eternità. Tra questi due estremi si collocano gli innumerevoli fenomeni che hanno caratterizzato la storia dell’Occidente, ognuno ad una diversa e precisa «altezza», direttamente proporzionale al grado di partecipazione dell’elemento metafisico e qualitativo. In tal modo Illuminismo, economia, scienza, tecnica, razionalizzazione, burocratizzazione, mediatizzazione non sono che fenomeni da situarsi agli ultimi e più bassi livelli dell’intero processo di sviluppo della manifestazione.