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Nel 2013, ho partecipato a un work camp estivo, nel villaggio rurale di Showa mura, (Fukushima, Tohoku,Giappone). Noi volontari tagliavamo l’erba dei campi, motivo d’abbandono dei terreni dai locali, troppo anziani per continuare a lavorarli, e senza speranze che qualcuno continui la loro attività. Durante il work camp, ho svolto una ricerca di campo partecipativa, entrando fin da subito in contatto con i locali, con i quali ho instaurato un rapporto umano e confidenziale. Nella mia tesi ho applicato lo studio teorico dell’antropologia del paesaggio a una realtà concreta e circoscritta, il villaggio di Showa mura, considerando una moltitudine di fattori. Il paesaggio è uno spazio antropico, sottoposto all’azione di abitare, è un prodotto umano in continua costruzione e trasformazione, in un processo dinamico di una moltitudine di fattori, e in un rapporto reciproco uomo-ambiente. Lo spazio domestico, tema della mia tesi, è espressione di come il paesaggio è vissuto, concepito e plasmato da una data società secondo fattori sociali, economici, politici, storici, geografici, culturali e religiosi. Ho analizzato la casa come spazio costruito e come spazio abitato: azioni in apparenza distinte, sono connesse, e s’incontrano nel processo mai finito della manutenzione della casa giapponese, costruita in materiali poco durevoli. Nello studio della casa di Showa mura, si sono rivelate fondamentali le seguenti dinamiche, che inevitabilmente s’intrecciano in un processo dinamico in continua trasformazione: migrazione villaggio–città, calo e invecchiamento della popolazione, nuovo ruolo della donna, nuclearizzazione della famiglia, co-abitazione generazionale, abbandono dei campi e delle case, il ruolo della NPO Choma Club. |
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