Abstract:
DANDISMO E CLASSICITÀ NELLA PROSA DI MICHAIL ALEKSEEVIČ KUZMIN
ABSTRACT
Poeta, scrittore, drammaturgo, critico, diarista, compositore e traduttore da diverse lingue antiche e moderne, Michail Alekseevič Kuzmin (1872-1936) deve oggi la sua fama più alla reputazione di dandy frivolo e superficiale che all'acume in campo letterario. Questo studio prende avvio dalla definizione di filosofo che il critico Vsevolod Petrov attribuisce a Kuzmin: “la sua attitudine nei confronti della realtà e persino la sua estetica sono cresciute sul terreno di un mondo unitario, basato sul suo studio profondo dei pensatori antichi: dai pitagorici e Platone fino a Plotino, gli alessandrini e gli gnostici”. La sua inclinazione verso la classicità non è stata totalmente trascurata dalla critica per quanto riguarda la produzione in versi, mentre rimane perlopiù inesplorata in prosa, eccezione fatta per il romanzo Kril'ja nel quale diversi studiosi hanno rilevato una forte matrice platonica. Altro aspetto fondamentale dello stato degli studi riguardanti questo autore è l'ingiustificata disattenzione della critica nei confronti della prosa; opere che possono fornire molti spunti nella comprensione della totalità della sua produzione e che presentano caratteristiche innovative tanto nelle tematiche affrontate quanto nello stile di scrittura. Tale pluralità di visioni è resa possibile da strumenti quali la frammentazione, il collegamento inter-testuale e la stilizzazione. Pertanto, partendo da un'analisi della produzione narrativa di Kuzmin, questo lavoro intende richiamare l'attenzione sulla sua prosa e analizzare il suo particolare tipo di dandismo, qui definito ellenico. Sembra infatti riduttivo liquidare un autore così dinamico come Kuzmin con la definizione di Dandy o Oscar Wilde russo. Infatti la sua intera produzione può essere riletta in chiave classicista, ovvero come una continuazione del paradigma apollineo. Attraverso questa lente diventa chiaro il continuo dialogo di Kuzmin con molti rappresentati di tale tradizione letteraria. Comprendere la sua concezione estetica significa riuscire a collocare correttamente un autore la cui assoluta apertura nei confronti delle influenze dal passato e dalla contemporaneità lo hanno portato al rifiuto di identificarsi con qualsiasi movimento letterario.