Abstract:
La sicurezza alimentare si prefigura come una delle maggiori sfide che il mondo dovrà affrontare nel prossimo decennio. Perdita di terreno arabile, calo della resa delle colture, urbanizzazione, sconvolgimenti climatici, biocarburanti e cambiamenti nelle abitudini alimentari sono solo alcuni dei mutamenti che stanno trasformando lentamente, anche se radicalmente, l’agricoltura mondiale. La Cina che conta il 19% della popolazione mondiale (dati Banca Mondiale,2010) ma possiede solamente il 7% della superficie arabile del pianeta, sarà chiamata ad affrontare una situazione di insufficienza alimentare. In Cina, ora più che mai, si sente l’urgenza di imprimere una nuova svolta al sistema agroindustriale che per secoli ha rappresentato il caposaldo dell’economia nazionale. Investimenti e massicce politiche di supporto messe in atto dal governo hanno reso possibile il tanto declamato “Grain Miracle”, che tuttavia ha comportato il sacrificio di una delle più antiche colture cinesi, ovvero la soia. Si stima che circa il 60% della soia prodotta a livello mondiale venga consumata dalla Cina. La pressione esercitata dal colosso asiatico sul commercio mondiale di beni agricoli potrebbe ulteriormente aggravarsi nel futuro se si tengono in considerazione le previsioni sui consumi di una popolazione sempre più benestante, a cui si aggiungono le preoccupazioni per un’offerta che avrebbe già raggiunto il massimo delle possibilità produttive. Ricorrere in misura crescente alle importazioni non è l’unica alternativa che si profila al paese: il land grabbing è una delle nuove strategie adottate dal paese che prima di altri sembra aver compreso l’importanza fondamentale della “nuova geopolitica del cibo”.