Abstract:
L’attenzione verso le politiche di conciliazione vita-lavoro nell’ Unione europea, a partire dalla Strategia di Lisbona, rimanda ad una ridefinizione della politica sociale, che mira a farne il pilastro di un nuovo Welfare. In tale processo, l’enfasi passa dall’eguaglianza di genere a nuovi obiettivi, quali: l’espansione della base occupazionale, attraverso l’aumento dell’offerta di lavoro femminile; il contrasto all’esclusione sociale; il sostegno alla natalità; migliori opportunità per l’infanzia.
Dopo aver illustrato la prospettiva dell’Unione europea in materia di conciliazione e le politiche adottate da un gruppo di paesi europei appartenenti a differenti regimi di welfare, il lavoro di tesi concentra l’attenzione sulle politiche e sulle pratiche di conciliazione, di tipo tradizionale e di “secondo welfare” , sperimentate in Italia, ponendone in evidenza limiti e rischi. L’espandersi delle iniziative di secondo welfare, in particolare, può generare un indebolimento degli incentivi alla ricalibratura del primo welfare, favorendo il mantenimento dello status quo e una conseguente delega al privato di provvedere a ciò che manca.