Abstract:
Pashko Gjeçi (1918-2010) poeta e traduttore albanese, ha scoperto sui banchi del liceo ginnasio di Scutari la sua passione per il latino, il greco e per i classici italiani, che diventeranno il suo campo di studio privilegiato, tanto che arriverà a tradurre in albanese l’Odissea, ma anche opere moderne come alcuni canti di Leopardi, l’Andromaca di Racine, il Faust di Goethe o l’Amleto di Shakespeare. Il suo sforzo più impressionante, però, è stato quello della traduzione integrale della Divina Commedia, un unicum nel panorama della letteratura albanese. Anche altri scrittori albanesi, infatti, avevano tentato l’immane impresa, ma non erano riusciti a portarla a termine. Gjeçi, invece, pur essendo stato condannato ai lavori forzati dal regime comunista di Enver Hoxha, pur essendo poi stato relegato in un paesino dell’interno come insegnante delle scuole medie, ha dedicato per ben ventidue anni le sue energie migliori per la traduzione in lingua ghega (uno dei due dialetti albanesi) della summa dantesca. Il suo sforzo è stato riconosciuto dallo stesso dittatore albanese che gli ha concesso la pubblicazione della sua opera e la riabilitazione con la docenza della cattedra di latino all’università di Tirana.
Questa tesi, dopo una rapida presentazione biografica del traduttore e una sintesi sulle caratteristiche della lingua albanese, analizza la traduzione gjeçiana nel suo complesso, individuandone alcune caratteristiche fondamentali: la minuziosa ricerca della fedeltà filologica, l’elasticità creativa che permette al traduttore di mantenere non solo la rima incatenata di endecasillabi, ma anche, nel limite del possibile, allitterazioni e onomatopee che rievocano le sonorità sorprendenti della Divina Commedia. Addirittura, in certi passaggi, Gjeçi si rivela vero e proprio poeta, con figure retoriche di sua invenzione, che non travisano minimamente lo scritto dantesco. La tesi scende poi nell’analisi specifica di sei canti, (Inferno I e X, Purgatorio I e V, Paradiso I e XV), che mostrano nel dettaglio il lavoro di scavo e di cesellamento dell’autore albanese. L’analisi comparata del testo di Dante, partendo dalla lettura critica di Anna Maria Chiavacci, con la traduzione gjeçiana, ha rivelato l’alto grado di preparazione filologica e di intuizione interpretativa del traduttore albanese, costretto a compiere il suo lavoro in condizioni di semi clandestinità, senza l’ausilio di particolari apparati critici, se non le critiche alla Divina Commedia di Enrico Bianchi, Carlo Steiner, Giovanni Tamburini e del russo Mikhail L. Lozinskij.
Lo sforzo di Pashko Gjeçi ha contribuito fortemente alla diffusione della conoscenza di Dante in Albania, tanto che oggi la sua traduzione è adottata in tutte le scuole pubbliche. Alla fama e all’apprezzamento di Dante in Albania è stato dedicato l’ultimo capitolo della tesi.