Abstract:
L’applicazione alle immobilizzazioni della procedura di impairment test e della relativa mandatory disclosure richiesta dai principi contabili nazionali ma soprattutto internazionali
costituiscono uno dei temi maggiormente discussi in letteratura contabile, in relazione ai molteplici fattori di soggettività insiti all’interno delle valutazione previste dallo IAS 36 ma anche dall’OIC 16, 24 e 9 e al conseguente rischio che tale procedura assuma la caratteristica di essere uno strumento di politiche di bilancio.
Mediante un’indagine comparata di bilanci di società italiane quotate nell’indice FTSE MIB dal 2010 al 2013, si intende verificare l’ipotesi per la quale esista una relazione positiva tra il grado di informativa richiesta dallo IAS 36 circa l’impairment test e l’entità delle successive svalutazioni presenti nelle note di bilancio.
A tal ragione, il presente lavoro fornisce una panoramica delle analisi empiriche già effettuate in materia, riconoscendo un gap d’indagine nel quale si intende apportare dei rilevanti contributi.
Nel far ciò, si presuppone che la qualità della disclosure esprima il livello di affidabilità con cui si applicano i dettati degli standards contabili, potendo così accertare l’ipotesi secondo la quale le società che non svalutino i propri assets, pur in presenza di indicatori di perdita, rappresenti un segnale di un’informativa sull’impairment non esaustiva e insoddisfacente.