Abstract:
Platone ed Aristotele hanno dato il via ad un filone interpretativo per cui lo sviluppo della tragedia attica percorre la strada che va dalla non filosofia di Eschilo alla filosofia di stampo socratico di Euripide. Anche Nietzsche sviluppa la sua concezione della tragedia sulla base dell’interpretazione classica, infatti definisce Euripide come il maggior esponente dello spirito apollineo, quindi razionale, e le sue tragedie mettono in luce il legame che il tragediografo aveva con la filosofia di Socrate. Euripide secondo il filosofo tedesco è colui che rompe quell’ equilibrio fra dionisiaco ed apollineo, che era presente nelle opere di Eschilo e Sofocle, per dare spazio a degli aspetti più razionali e filosofici. La visione tradizione che considera il percorso dalla tragedia dalla mancanza di filosofia alla sua realizzazione piena nella poesia tragica di Euripide, può essere respinta e capovolta partendo dalle considerazioni di Severino sulla figura di Eschilo. Eschilo incarna la vera figura del filosofo, nelle sue tragedie dionisiaco ed apollineo sono in equilibrio, e si cerca per la prima volta il rimedio al dolore. Euripide compie un regresso rispetto ad Eschilo: Euripide si immerge pienamente nella cultura nichilista occidentale.