Abstract:
Il decreto legislativo n. 368/2001, che prevede la disciplina italiana in materia di contratto a termine, ha recepito la Direttiva Comunitaria 1999/70/CE ed ha segnato il passaggio dall’elencazione tassativa della ragioni che potevano giustificare l’apposizione di un termine al contratto di lavoro, alla previsione di una clausola generale, che permetteva assunzioni a tempo determinato solo il presenza di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili alla ordinaria attività dell’impresa. Oggi ad opera del decreto legge n. 34/2014, non viene più richiesta la presenza di una causale giustificatrice per la stipula di contratti di lavoro a termine, ma in compenso sono stati previsti dei limiti numerici a dette assunzioni.
L’elaborato parte, quindi, da un’analisi della Direttiva 1999/70/CE per successivamente esporre la disciplina italiana in materia. Innanzitutto attraverso un breve riassunto di come è stato disciplinato tale contratto nel tempo, partendo dalle previsioni del codice del 1865 fino alla normativa vigente che ha recepito la suddetta Direttiva. Successivamente, nel terzo capitolo, viene esposta l’attuale disciplina prevista dal decreto legislativo n. 368/2001, soffermandosi sulle modifiche intervenute negli ultimi anni, con particolare riferimento: alla legge n. 92/2012, che aveva previsto una particolare tipologia di primo contratto a termine cd. acausale; al decreto legge n. 76/2013; ed infine al recentissimo decreto legge n. 34/2014, che ha apportato importanti modifiche in materia, in base alle quali viene ricondotta la legittimità del contratto di lavoro con apposizione di un termine a soli requisiti di carattere formale. Nel quarto capitolo vengono trattate le assunzioni a tempo determinato nelle cd. start up innovative, ed infine il quinto ed ultimo capitolo si riferisce al particolare caso delle assunzioni a termine da parte di Poste Italiane Spa.