Abstract:
La società occidentale in cui stiamo vivendo sta attraversando forti difficoltà.
Si sente spesso dire che il welfare non funziona più; c’è chi, addirittura, pensa di abolirlo.
Certo, un welfare assistenziale che impostava la sua opera su trasferimenti economici per tamponare i bisogni sociali era prevedibile che non funzionasse. Ma nemmeno la scelta di affidarsi ai mercati, realtà di per sé imprevedibile e di certo non orientata al benessere collettivo, ha permesso di superare le difficoltà sociali. Al contrario, in questi anni le disuguaglianze sono aumentate. Tuttavia, la risposta che si è data in molti Paesi è stata quella di ridurre le spese destinate al sociale. È quasi matematico comprendere che questo non può far altro che alimentare le disuguaglianze.
Attualmente a livello europeo, per far fronte alla crisi del welfare, ci si sta orientando verso una maggiore partecipazione e responsabilizzazione dei cittadini al proprio benessere. Si parla di “attivazione”, di “empowerment”, di “promozione e sviluppo delle competenze”.
Si è ampliata la visione degli attori del welfare e si è pensato di coinvolgere l’intera società nel cercare soluzioni alternative e innovative per i suoi stessi bisogni sfruttando il proprio capitale sociale ed umano.
Il sistema in cui viviamo, diretto da matrici economiche, è una spirale di disuguaglianze che si sta torcendo sempre più su sé stessa. Inoltre diversi studiosi hanno dimostrato come nella nostra società le disuguaglianze di istruzione, di opportunità lavorative, di reddito –per dirne alcune- si trasmettano intergenerazionalmente, quasi che siano predestinate dal contesto in cui si nasce. È importante, allora, seguendo quest’ottica, trovare soluzioni che permettano di interrompere questa riproduzione delle disuguaglianze fin dall’infanzia.
In questa tesi, dunque, dopo un’introduzione al contesto attuale sulle politiche sociali e al concetto di innovazione sociale tanto discusso e ricercato, si è andati alla ricerca di progetti, idee, pratiche e attività nel territorio veronese che si impegnano a riequilibrare quelle che potremmo definire le “disuguaglianze di partenza”.
In particolare si è guardato alle realtà abitative e di istruzione ritenendole due aspetti fondamentali della vita di un bambino da cui possono scaturire le maggiori disuguaglianze di opportunità.
Il pensiero sottostante questo lavoro è quello secondo il quale sicuramente il potenziamento delle capacità dei singoli e della collettività deve essere un obiettivo da perseguire, tuttavia è necessario contestualmente spostare il fuoco dell’agire: non l’interesse economico, la produttività e la competitività al di sopra di tutto, ma l’essere umano e il suo ambiente.
Come già diceva Adriano Olivetti, una volta che il centro dell’agire sarà ridimensionato in questo modo, quando il benessere sarà alla base della vita di ogni persona, allora sì che ci saranno ampi risultati anche in termini di profitto e crescita economica.
In una società così impostata non ci saranno più disuguaglianze, ma diversità che saranno considerate valori aggiunti.