Abstract:
La tesi approfondisce lo studio della nozione di «apertura esistenziale» derivata dal contesto filosofico di Karl Jaspers e Jeanne Hersch, a partire dalle prime formulazioni elaborate da Søren Kierkegaard. L'analisi della nozione pertanto attinge dalla tradizione kierkegaardiana, indagandone lo sviluppo filosofico nelle concezioni dei due pensatori del Novecento. Analizzando i relativi contesti a partire dalle rispettive domande, il risultato derivante chiarisce l'ontologia dell'apertura esistenziale (come essa si realizza?), la sua fenomenologia (quali sono i modi e le forme della sua realizzazione?) nonché la sua teleologia (qual è il senso e vi è un fine, un ordine dell'apertura?) giungendo alle categorie portanti dei rispettivi pensieri. Forniti gli iniziali approcci speculativi relativi alle nozioni di "realizzazione esistenziale" dal pensiero di Kierkegaard attinto, e quella di "libertà" intercalato in un contesto più ampio, la successiva analisi, tripartita nel modo sopra indicato, volge alla chiarificazione del fenomeno dell'apertura esistenziale nella sua valenza interpretativa della realtà dell'esistere dell'uomo contemporaneo, evidenziandone in chiave onto-fenomenologica la rilevanza data dal contesto di continuità temporale dell'identità del Sé, come rapporto trascendentemente libero dell'azione di incarnazione, e volgendo ad un'articolata argomentazione sopra la distinzione che Kierkegaard intende tra ripetizione e ripresa nella sua opera del 1843 Gjentagelsen. Questa distinzione è indirettamente rispettata ma riformulata da Jaspers nello studio dell'orientazione filosofica nel mondo e nella sua chiarificazione dell'esistenza, costituenti rispettivamente i due primi volumi dell'opera del 1932 Philosophie. Il risultato al quale la tesi giunge è duplice: da un lato, la chiarificazione del valore della strutturazione esistenziale dell'uomo contemporaneo nella sua dimensione orientata storicamente, così da riuscire a rintracciarvi il fondamento di libertà interpretandolo nel suo significato di "presa formatrice" (Hersch) da cui la trama storicamente derivante trae non solo un significato orientato, bensì anche una valenza teleologicamente rilevante; dall'altro lato, lo studio mira alla definizione di una chiave interpretativa valida al fine di comprendere i punti di contatto e gli spazi di ritrovo tra più aperture esistenziali, mantenendosi su di un livello d'argomentazione non conclusiva relativa al problema del valore universale della conoscenza umana.