Un crocevia di culture in Manciuria: Harbin e il caso della comunità ebraica

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dc.contributor.advisor De Giorgi, Laura it_IT
dc.contributor.author Aureli, Marta <1989> it_IT
dc.date.accessioned 2014-06-08 it_IT
dc.date.accessioned 2014-09-20T08:47:20Z
dc.date.issued 2014-06-24 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/4793
dc.description.abstract Alla fine del diciannovesimo secolo l'impero Russo fondò la città di Harbin lungo i binari della Chinese Eastern Railway. Harbin in meno di un secolo dovette affrontare diversi passaggi di potere ai vertici, ma infine quella città che nacque come una colonia russa, che subì la dominazione sovietica e l’occupazione giapponese fu riconsegnata alle autorità cinesi. Grazie alla molte opportunità lavorative che la costruzione della linea ferroviaria offriva, la città registrò una crescita ragguardevole fin dai sui primi anni di vita. Una caratteristica che segnò Harbin già nelle sue fasi iniziali fu la sua multiculturalità: il governo russo incoraggiò fortemente il trasferimento delle minoranze etniche in tutta la Manciuria e molte di queste, spinte dall’atmosfera di tolleranza ed armonia che regnava su Harbin, decisero di partire. Molti membri della comunità ebraica russa decisero di sfuggire dalle leggi razziali che li opprimevano in patria e di stabilirsi nella giovane Harbin, dove riuscirono a costruire in breve tempo una fra le comunità più articolate e compatte di tutta la città. La comunità ebraica di Harbin, di stampo tradizionalista e mossa da ideali sionisti, fu molto attenta nel ricreare nei minor tempi possibili tutte quelle istituzioni necessarie ad appagare ogni aspetto religioso della vita dei fedeli, fra cui due sinagoghe, un cimitero, la torah; ma allo stesso tempo non mancò di sviluppare un dinamico ambiente sociale attraverso le sue molte organizzazioni benefiche, le scuole, i giornali e le diverse organizzazioni politiche. In seguito all’occupazione giapponese della Manciuria negli anni trenta in molti decisero di lasciare la città, spaventati soprattutto dalle ripercussioni che la loro comunità poteva subire a causa dell’avvicinamento del Giappone alla Germania nazista. Anche se questa comunità non considerò mai Harbin come una meta definitiva –piuttosto la vedeva come una residenza temporanea prima di arrivare nello Stato d’ Israele– i suoi membri dopo molti anni sono ancora legati fra loro e continuano a visitare e a celebrare la città di Harbin, di cui serbano un bellissimo ricordo di armonia e prosperità. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Marta Aureli, 2014 it_IT
dc.title Un crocevia di culture in Manciuria: Harbin e il caso della comunità ebraica it_IT
dc.title.alternative it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Lingue e civiltà dell'asia e dell'africa mediterranea it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea it_IT
dc.description.academicyear 2013/2014, sessione estiva it_IT
dc.rights.accessrights closedAccess it_IT
dc.thesis.matricno 845543 it_IT
dc.subject.miur L-OR/23 STORIA DELL'ASIA ORIENTALE E SUD-ORIENTALE it_IT
dc.description.note it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.subject.language CINESE it_IT
dc.date.embargoend 10000-01-01
dc.provenance.upload Marta Aureli (845543@stud.unive.it), 2014-06-08 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Laura De Giorgi (degiorgi@unive.it), 2014-06-24 it_IT


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