Abstract:
Questa tesi ha come oggetto la risposta della Grecia alla crescente pressione migratoria che interessa il suo confine terrestre con la Turchia. Negli ultimi anni la regione attraversata dal fiume Evros è diventata il punto di maggior afflusso di migranti irregolari e richiedenti asilo diretti in Europa. Per meglio gestire la frontiera, la Grecia ha deciso di costruire una barriera di filo spinato, dotata di videocamere a visione notturna e strumenti sofisticati per permettere l’intercettazione di migranti irregolari. La mia tesi vuole sottolineare il legame tra l’inadeguatezza dei mezzi della Grecia per la gestione dei migranti in arrivo, e il ruolo contraddittorio che l’Unione Europea le ha affidato in conseguenza del processo di integrazione europea.
Tra gli obiettivi raggiunti con successo durante il processo di integrazione, c’è la creazione di uno spazio di libera circolazione delle persone. La zona Schengen è,infatti, caratterizzata dall’abolizione dei controlli sistematici alle frontiere interne. Tuttavia, questa apertura, se da un lato ha comportato l’avvicinamento tra gli Stati Membri, dall’altro ha portato ad un’inevitabile progressiva chiusura dei confini esterni, ed un atteggiamento più severo nei confronti dei cittadini di paesi terzi. Di conseguenza, gli Stati centrali dell’Unione non potendo più esercitare un controllo diretto sui propri confini, hanno iniziato a far pressione sugli Stati situati alle frontiere esterne, affinché effettuino un controllo serrato, in particolare per quanto riguarda il contrasto all’immigrazione irregolare. Allo stesso tempo, il processo di integrazione europea ha portato cambiamenti anche nel campo delle politiche di immigrazione e di protezione internazionale. L’UE ha adottato un sistema d’asilo che attraverso il regolamento Dublino II ha stabilito un meccanismo per determinare quale Stato Membro è responsabile dell’analisi di ogni domanda di asilo presentata in uno dei paesi dell’Unione. Questo regolamento si basa tuttavia sulla presunzione che le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato siano uguali in ogni Stato Membro, per questo motivo, dal Consiglio di Tämpere, l’UE ha iniziato un processo di riforme che avrebbe progressivamente portato ad un’armonizzazione delle politiche riguardanti l’asilo nei vari paesi Membri. Tuttavia, gli standard di protezione presentano ancora sostanziali differenze e questo fa sì che l’applicazione del regolamento Dublino abbia l’effetto di concentrare l’onere maggiore sui paesi più esposti all’ingresso di potenziali rifugiati.
Per questo, la Grecia, così come altri paesi frontalieri, in particolare quelli che si affacciano sul Mediterraneo, si trova divisa tra il compito di guardiano alle frontiere esterne e garante di protezione delle persone in fuga da persecuzione e situazioni di violenza generale. In questo contesto, data l’alta pressione che ha dovuto sopportare a partire dal 2008, quando il confine terrestre ha superato il confine marittimo in quanto a numero di intercettazioni di attraversamenti irregolari, la Grecia ha deciso di costruire un muro sul confine per migliorare la difficile gestione dei flussi in ingresso. Questa decisione è stata contestata da numerosi enti internazionali e dalle principali organizzazioni intergovernative e non che si occupano di diritti umani, in quanto sia prima che dopo la costruzione del muro il rispetto dei diritti umani nei confronti dei migranti irregolari presenti in territorio greco si è rivelato essere ben al di sotto dei minimi standard