Abstract:
In seguito alla nuova elezione di Putin nel marzo 2012, si è assistito ad un inasprimento delle misure legislative volte a limitare l’attività dell’opposizione. La censura della rete e dei mezzi a stampa, l’obbligo per le ONG finanziate dall’estero di registrarsi come “agenti stranieri” e il ritorno ad una campagna ideologica anti-occidentale, hanno caratterizzato il nuovo mandato presidenziale.
L’opposizione alla nuova linea di condotta adottata da Putin non si è sviluppata solamente nella sfera politica, ma anche in quella culturale: la variegata realtà di questa forma di opposizione non è riconducibile ad una precisa identità politica, ma dimostra che la cultura ha recuperato il suo antico status di catalizzatore delle proteste politiche e sociali che aveva avuto in epoca zarista e sovietica.
L’elaborato è strutturato in un capitolo introduttivo, un corpo di quattro capitoli nei quali vengono analizzati quattro oppositori, un capitolo conclusivo.
La mia tesi vuole spiegare, attraverso lo studio di diverse tipologie di oppositori, quali siano le ragioni per cui nella Russia di Putin si è ripresentato l’eterno duello tra l’intelligencija e il potere, che aveva contribuito in maniera decisiva al crollo della Russia imperiale.
Le personalità presentate nel mio elaborato appartengono a diversi campi culturali e sono: Eduard Limonov, scrittore autobiografico e fondatore del Partito nazional-bolscevico; Aleksej Naval’nyj, giurista e blogger; Lev Gudkov, analista e direttore del Levada Centr; Anna Politkovskaja, giornalista di Novaja Gazeta, interessata alla guerra in Cecenia e assassinata nel 2006.
Questo mosaico di figure, molto diverse le une dalle altre, rappresentano la crescente opposizione politico-culturale verso il potere, che ha in Putin la sua personificazione.