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La caduta di Ben ‘Ali in Tunisia e in seguito di Mubarak in Egitto, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, ha dato nuovo impulso all’attivismo e ai movimenti sociali marocchini. Le specificità del regno maghrebino impedirebbero una messa in discussione dello status quo? Esiste un’eccezione marocchina secondo la quale il paese sarebbe al riparo dalla “primavera araba”? Cercando una risposta fattuale a questi quesiti, il movimento di protesta nato in rete si è concretizzato il giorno 20 febbraio 2011 con manifestazioni in più di cinquanta città marocchine e, in contemporanea, sono stati organizzati degli eventi di sostegno in alcune città all’estero, soprattutto dove la rete diasporica marocchina è particolarmente attiva. Da questa prima manifestazione è nato il movimento eponimo Movimento del 20 Febbraio (M20F).
Il M20F, fin dall’inizio, ha preso forma in uno spazio virtuale, con una vocazione transnazionale rilevabile fin dalle prime azioni, come dimostrerebbe la piattaforma informativa Mamfakinch, concepita in tre lingue (arabo, francese e inglese) gestita da bloggers basati in Marocco come all’estero e le manifestazioni del 20 febbraio 2011 organizzate anche in alcune città europee.
Quello che si vuole mettere in risalto in questo lavoro è che il transnazionalismo come caratteristica precipua nel M20F è dato non solo dall’uso crescente e dalla disposizione sempre maggiore di una connessione internet, delle TIC, del Web 2.0 ed in generale dalla globalizzazione, ma dai legami intrattenuti dai migranti marocchini in diaspora e dal loro vissuto. Per poter verificare tali ipotesi, ad una ricerca di tipo bibliografico è stata affiancata un lavoro sul campo di tipo etnografico, sia in Marocco (interviste qualitative) che in Francia (interviste qualitative e osservazione partecipante). Alcune della caratteristiche dell’attivismo transnazionale sono state effettivamente riscontrate nel M20F: il vissuto migratorio dei soggetti intervistati è situato a cavallo di diverse culture politiche (francese e marocchina); l’impegno militante in differenti organizzazioni nazionali e internazionali farebbe risaltare il transnazionalismo dei soggetti impegnati e, infine, la riflessione, l’interpretazione e la ricomposizione delle rivendicazioni iniziali adattate al contesto locale, nello specifico delle città dei casi studio dimostrerebbero tale caratteristica.
Durante la ricerca, è stato rilevato che il M20F come movimento transnazionale ha favorito, in Francia, il ricambio generazionale all’interno delle strutture militanti marocchine presenti oltralpe, prima fra tutte l’AMDH (Association Marocaine des Droits Humains), sostituendosi al sindacato studentesco di stampo marxista-lenininista, UNEM (Union Nationale des Étudiants du Maroc), che negli anni ’70-’80 svolgeva tale ruolo formatore.
Il lavoro di ricerca condotto durante questa tesi di laurea si inserisce nel contesto più ampio degli studi sui movimenti sociali e delle migrazioni. Ci si è avvalsi dei concetti di “socialità militante” per analizzare le motivazioni dell’impegno in favore del M20F favorite dalle dinamiche di socializzazione messe in atto dai giovani migranti marocchini venuti in Francia per ragioni di studio e impegnati per la causa del M20F dalla propria città di residenza francese e dai “vecchi” militanti di formazione marxista-leninista stabilitisi nelle tre città del caso studio durante gli anni ’70-’80. Allo stesso modo il concetto di “spazio dei movimenti sociali” di L. Mathieu si è rivelato utile per comprendere le interazioni tra i movimenti sociali e gli altri campi dell’universo sociale, nello specifico del M20F con i partiti e le organizzazioni francesi. Infine lo studio di M. Tozy sulla natura e la struttura del potere marocchino (makhzen) è stato centrale poter meglio comprendere le motivazioni della dinamica contestataria in atto da tempo in Marocco in cui s’inserisce il M20F. |
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