dc.contributor.advisor |
Raveri, Massimo |
it_IT |
dc.contributor.author |
Cavicchioli, Giulia <1989> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2014-02-05 |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2014-03-29T10:46:20Z |
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dc.date.available |
2015-04-07T13:58:31Z |
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dc.date.issued |
2014-02-28 |
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dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/4517 |
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dc.description.abstract |
Venerdì 11 marzo 2011, ora locale: 14.46.
Un terremoto di magnitudo 9.0 sulla scala Richter colpisce il nord-est del Giappone, con epicentro al largo di Sendai. Si tratta del sisma più potente mai registratosi nella storia del paese e la sua forza distruttrice genera giganteschi tsunami, che in alcuni punti raggiungono i dieci metri di altezza, devastando così una fascia costiera di circa 650 chilometri. Il bilancio ufficiale delle vittime sale con il passare dei giorni, fino alle stime ufficiali che vogliono tra 18.500 e 20.000 i morti e dispersi. La Croce Rossa Americana stima che 19,447 persone abbiano perso la vita quel giorno e che 299,692 case siano state distrutte o pesantemente danneggiate.
Il terremoto danneggia, inoltre, il sistema di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi. A seguito dell’esplosione del reattore numero 1, il 12 marzo, il governo giapponese ordina alle duecentomila persone che vivono nei dintorni della centrale di abbandonare le loro abitazioni e a chi vive a un raggio di trenta chilometri di rimanere chiuso in casa. Vengono registrati livelli di radioattività nell’aria superiori alla norma anche a Tokyo, che dista circa trecento chilometri dalla centrale.
Il 13 marzo 2011, il primo ministro Naoto Kan dichiara che il paese dovrà ora affrontare «la sua crisi più grave dopo la Seconda Guerra Mondiale». Nei giorni successivi al disastro, le attività economiche del Giappone si fermano per le interruzioni alla rete elettrica nazionale. Il 15 marzo la borsa di Tokyo registra un ribasso record del 10,55 per cento. In un paese moderno e sviluppato come il Giappone, dove i sistemi antisismici sono tra i primi al mondo e la popolazione sembra nutrire completa fiducia nelle autorità che la governano, ciò che accade quell’undici marzo 2011 sconvolge gli equilibri, le convinzioni e le basi su cui si fondavano le certezze di un’intera nazione.
In questo elaborato di tesi, la mia analisi ha inizio con un’indagine sulle connotazioni antropologiche, politiche e sociali del termine stesso disastro. Senza dimenticare di definire la specificità dell’ambiente in cui questo particolare disastro ha avuto luogo, mi propongo di illustrarne gli effetti sulla società giapponese e sul resto del mondo. Cercherò, inoltre, di esaminare la situazione attuale nelle zone sinistrate, in particolare della città di Fukushima, attraverso le testimonianze dei lavoratori della centrale Fukushima Dai-ichi, la dichiarazione del governatore della regione di Fukushima e i testi scritti dai ragazzi della scuola media superiore di Futaba. Questi ultimi, in particolare, documentano le paure e le speranze di ragazzi costretti a prendere rifugio abbandonando per sempre l’ambiente in cui sono cresciuti e con esso la propria casa, la propria scuola e i propri amici, senza sapere nemmeno se potranno mai farvi ritorno.
Quale sarà il futuro di queste persone? Fino a che punto nel Giappone di oggi le loro condizioni di vita si conoscono e quali provvedimenti sono stati attuati per migliorarle? Quali movimenti e associazioni stanno venendo in aiuto a queste persone?
Provando a rispondere a simili quesiti, cercherò di dare una voce soprattutto alle persone - a volte purtroppo dimenticate - che hanno vissuto su pelle il disastro nel Giappone nord-orientale. Se mi sarà possibile con ciò sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi che ancora sussistono nelle zone del disastro, allora potrò dire di avere raggiunto i risultati sperati per questo mio lavoro di ricerca. |
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dc.language.iso |
it |
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dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
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dc.rights |
© Giulia Cavicchioli, 2014 |
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dc.title |
Voci di angoscia e voci di speranza:
il Giappone di fronte al disastro dell’11 marzo 2011 |
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dc.title.alternative |
Voices of anxiety and voices of hope: Japan after the Great East Japan Earthquake |
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dc.type |
Master's Degree Thesis |
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dc.degree.name |
Lingue e civiltà dell'asia e dell'africa mediterranea |
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dc.degree.level |
Laurea magistrale |
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dc.degree.grantor |
Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea |
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dc.description.academicyear |
2012/2013, sessione straordinaria |
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dc.rights.accessrights |
openAccess |
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dc.thesis.matricno |
820588 |
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dc.subject.miur |
L-OR/23 STORIA DELL'ASIA ORIENTALE E SUD-ORIENTALE |
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dc.description.note |
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dc.degree.discipline |
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dc.contributor.co-advisor |
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dc.subject.language |
GIAPPONESE |
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dc.provenance.upload |
Giulia Cavicchioli (820588@stud.unive.it), 2014-02-05 |
it_IT |
dc.provenance.plagiarycheck |
Massimo Raveri (raveri@unive.it), 2014-02-17 |
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