Abstract:
A partire dalla metà degli anni Settanta sono intervenuti profondi cambiamenti nel mondo del lavoro, a proposito dei quali si è parlato di tramonto del paradigma fordista e apertura di un’età “postfordista”. Centralità del lavoro cognitivo, relazioni di lavoro atipiche, flessibilizzazione, autonomizzazione ed esternalizzazione della forza lavoro sono alcuni dei processi più significativi e studiati di tale mutamento.
La tesi prova a confrontare la letteratura sociologica sulle trasformazioni postfordiste del lavoro con la riflessione avviata da Michel Foucault sul concetto di “biopolitica”, interrogandosi sul significato e i possibili campi di applicazione della nozione di “biolavoro”. Molte tendenze, infatti, mostrano come il legame tra sfera della vita e sfera del lavoro sia investito da una forte ridefinizione attinente il controllo della forza-lavoro in tutto il suo ciclo di vita, il legame affettivo con la propria prestazione, la messa a valore della corporeità e dell’efficienza psichica.
La nozione di biolavoro viene calata in uno specifico segmento del lavoro contemporaneo: quello del lavoro di cura privato, svolto principalmente, in Italia, da “badanti” in prevalenza donne e immigrate. Esso viene considerato come attività lavorativa che mostra esemplarmente l’ambiguo intreccio fra vita e lavoro che caratterizza il postfordismo come epoca biopolitica.