Abstract:
Il presente lavoro approfondisce il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili (MGF), evidenziandone i molteplici aspetti che richiamano uno “scontro tra culture”, che non solo è presente ma ha anche una valenza fondamentale per riuscire a comprendere come poter tutelare davvero i diritti di bambine e donne.
È presentato il fenomeno delle MGF, nei suoi diversi elementi di complessità. A partire dalle 4 tipologie in cui sono generalmente suddivise le MGF è già evidente come esse comprendano interventi sui genitali femminili molto differenti tra loro in termini di invasività. Sono descritte poi alcune caratteristiche che accumunano la maggior parte delle MGF, tra cui i “significati” di appartenenza alla propria comunità che esse rappresentano. Inoltre è analizzata l’evoluzione della terminologia, che ha coinvolto anche le istituzioni, ovvero il passaggio da “circoncisioni” a “mutilazioni”.
La ricerca prosegue approfondendo le origini incerte delle MGF, dovute anche alla diffusione in aree distanti tra loro e alla differente radicalità delle pratiche tra i paesi e all’interno degli stessi, a seconda dell’etnia di appartenenza. Particolare rilevanza hanno le motivazioni, che sono alla radice del perpetuarsi di tali pratiche, e che possono essere di tipo sessuale, culturale, estetico, religioso, morale. Le MGF sono confrontate poi con la circoncisione maschile, diffusa anche in Occidente.
Attraverso l’analisi delle le fonti giuridiche (internazionali a carattere universale e regionale, e nazionali) relative alle mutilazioni genitali femminili, è quindi approfondita la disciplina giuridica delle MGF evidenziando gli elementi delle fonti passibili di interpretazioni non univoche, e ricostruendo il percorso giuridico internazionale e regionale (in particolare europeo) di tutela di bambine e donne contro le mutilazioni genitali femminili.
Sono descritte le campagne contro le MGF, portate avanti da persone, organizzazioni e associazioni, e sottolineate le caratteristiche dei progetti realizzati e gli approcci utilizzati per contrastare tali pratiche nei paesi ove queste sono diffuse. Inoltre sono riportati i risultati di un’inchiesta realizzata nel 2005 da Waris Dirie, una donna somala vittima di infibulazione, che con alcune collaboratrici, ha cercato di analizzare le modalità utilizzate da alcuni paesi europei per affrontare il problema delle MGF.
È proposta successivamente una riflessione sullo “scontro tra culture” che pervade diversi aspetti delle MGF: a partire dalla terminologia utilizzata e dal confronto con la circoncisione maschile, per passare agli interventi sul corpo delle donne che avvengono anche in Occidente; si analizza inoltre l’esercizio del potere sul corpo delle donne, sotteso a diverse pratiche nelle varie culture, per concludere con un’analisi su alcuni vissuti delle donne con MGF in un contesto di immigrazione.
Sono infine affrontate le mutilazioni genitali femminili in Italia; innanzitutto descrivendo il “caso” italiano nato dalla proposta avanzata da un medico somalo, che prevedeva l’introduzione di un rito simbolico alternativo, che ha creato molto scalpore, anche mediatico, nel 2003, il cui dibattito ha portato alla presentazione della legge 7/2006 contro le MGF. E in seguito analizzando le linee guida per le figure professionali, previste dalla legge stessa, il lavoro degli ultimi anni del Ministero delle Pari Opportunità, relativo al lotta contro le MGF, e le sentenze italiane riguardanti le mutilazioni genitali femminili, antecedenti e successive la legge specifica del 2006.