Abstract:
La tesi analizza il famoso dramma kabuki di Tsuruya Nanboku IV, Tōkaidō Yotsuya kaidan (1825). Nel Giappone odierno persistono leggende, credenze popolari sul sovrannaturale. In questo elaborato l’analisi si concentra sugli yūrei, i fantasmi giapponesi, che si dividono in varie tipologie, tra cui gli onryō, i fantasmi vendicativi.
Uno dei più noti esempi di questa categoria è il fantasma di Oiwa, la bellissima donna avvelenata dal malvagio marito Iemon. Morta in preda al rancore per il tradimento dell’uomo, ritorna a perseguitare la causa del suo male per avere la sua vendetta. Oiwa è la protagonista di Yotsuya kaidan, opera senza tempo, ripresa e riadattata in film, anime, e in particolare nell’arte giapponese del periodo Edo (1603-1867) l’ukiyoe, con le sue “stampe del mondo fluttuante”.
Questa tesi ricostruisce e analizza il dramma attraverso le stampe dei vari artisti dell’ukiyoe per poi passare all’analisi dell’iconografia utilizzata al cinema, in particolare nella trasposizione del regista Nakagawa Nobuo. Inoltre, è presente un breve studio dello sfondo religioso, storico e artistico nella concezione giapponese dei defunti e della vendetta. Si giunge alla conclusione che la credenza negli spettri da parte del popolo giapponese, nelle loro maledizioni, persiste ancora oggi. Essa influenza la vita di tutti giorni e spinge la gente ad agire di conseguenza e continuare a officiare cerimonie in memoria dei defunti, degli antenati. Queste leggende incorporano valori che persistono ancora oggi e rivelano lo stesso stato di ansietà che ha portato alla creazione del folclore: la preoccupazione per ciò che può accadere ai figli, l’incertezza nella vita e la morte, la paura e il tradimento in una cultura basata sull’obbligazione sociale, l’inquietudine per la bellezza di un mondo che continua a cambiare, l’ansia per il sostentamento di un paese affollato e competitivo come il Giappone. I fantasmi giapponesi e ciò che ruota intorno al fenomeno, restano tuttavia esperienze che animano la società nipponica.