dc.contributor.advisor |
Campomori, Francesca |
it_IT |
dc.contributor.author |
Patano, Lucia <1984> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2013-10-10 |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2013-12-03T12:20:08Z |
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dc.date.available |
2015-01-17T09:36:16Z |
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dc.date.issued |
2013-10-29 |
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dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/3870 |
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dc.description.abstract |
Da diversi anni le mutilazioni genitali femminili sono oggetto di numerose campagne di mobilitazione da parte di organismi internazionali e ong che, nel corso degli anni, hanno portato alla proliferazione di leggi per bandirle; una mobilitazione che è partita molto tempo fa e che nel corso degli anni, pur scagliandosi sempre con la medesima violenza nei confronti delle pratiche escissorie, le ha inscritte in frames diversi cambiando, all’interno del discorso internazionale, termini e argomentazioni sul tema. La rilevanza che, a livello internazionale, hanno acquisito le pratiche di modificazione dei genitali femminili, ha portato a una proliferazione di leggi in Paesi diversissimi tra loro, tanto che né il colore politico dei governi al potere, né la forma di governo del paese, nè l’effettiva consistenza del fenomeno a livello nazionale, hanno costituito una discriminante nei processi di policy making sulle mgf.La cultura internazionale sembra infatti essere la forza dominante e il timone che definisce la rotta delle varie leggi nazionali: ogni Stato definisce la propria immagine, attraverso la produzione legislativa, seguendo il mainstream della comunità internazionale e quindi conformandosi alle idee dominanti. Le mgf sono state classificate come pratiche che violano i diritti umani, quelli delle donne e quelli dei bambini. La retorica dei diritti umani, al di là delle pretese universalistiche di cui si fregia, si impone inevitabilmente come punto di vista sull’altro che deve in qualche modo essere “educato” a una cultura che gli è estranea, attraverso l’acculturazione a una sensibilità che non gli è propria. Manca nella pretesa totalizzante della visione umanitaria, l’ attenzione all’agency dei soggetti che inevitabilmente troveranno forme autonome e indipendenti di resistenza, seppur fuorilegge.L’attenzione di cui hanno goduto le pratiche di mgf nella comunità internazionale e il loro inserimento nel main stream dei diritti umani ha in effetti sbarrato la strada a tutte le possibili alternative ipotizzate per venire a capo di questioni complicate che le forme di convivenza proprie del mondo globalizzato ci pongono. Le pratiche di modificazione dei genitali femminili toccano in maniera particolare la questione del significato del corpo, del valore della sua integrità e del significato che gli ordinamenti giuridici gli attribuiscono. |
it_IT |
dc.language.iso |
it |
it_IT |
dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
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dc.rights |
© Lucia Patano, 2013 |
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dc.title |
Cicatrici Proibite.
Le politiche di contrasto alle modificazioni dei genitali femminili in Africa e in Europa |
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dc.title.alternative |
Cicatrici Proibite. |
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dc.type |
Master's Degree Thesis |
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dc.degree.name |
Lavoro, cittadinanza sociale, interculturalità |
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dc.degree.level |
Laurea magistrale |
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dc.degree.grantor |
Scuola in Servizio Sociale e Politiche Pubbliche |
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dc.description.academicyear |
2012/2013, sessione autunnale |
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dc.rights.accessrights |
openAccess |
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dc.thesis.matricno |
962562 |
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dc.subject.miur |
BIO/08 ANTROPOLOGIA |
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dc.description.note |
Argomento Tesi: Politiche Pubbliche |
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dc.degree.discipline |
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it_IT |
dc.contributor.co-advisor |
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it_IT |
dc.provenance.upload |
Lucia Patano (962562@stud.unive.it), 2013-10-10 |
it_IT |
dc.provenance.plagiarycheck |
Francesca Campomori (francesca.campomori@unive.it), 2013-10-21 |
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