Il corpo nell’arte sovietica degli anni Trenta. Affinità e diversità rispetto ai coevi totalitarismi europei: nazismo e fascismo.

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dc.contributor.advisor Burini, Silvia it_IT
dc.contributor.author Capasso, Alessia <1986> it_IT
dc.date.accessioned 2013-10-07 it_IT
dc.date.accessioned 2013-12-03T12:19:51Z
dc.date.available 2015-01-17T09:36:16Z
dc.date.issued 2013-10-23 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/3822
dc.description.abstract Gli anni Trenta in Russia, Germania e Italia furono teatro di importanti cambiamenti politici e conseguentemente artistici, un periodo in cui lo stile visivo della rappresentazione cambiò in modi significativi. Con la presa del potere da parte di leader quali Stalin, Hitler e Mussolini si instaurarono nei tre paesi regimi totalitari che assunsero l’arte in tutte le sue forme come mezzo propagandistico per le proprie ideologie e per il raggiungimento rapido delle masse. Nel campo della pittura e della scultura, ma anche nella fotografia, nel cinema e soprattutto nella produzione dei manifesti (strumenti di grande efficacia propagandistica) il corpo umano rivestì un ruolo fondamentale nella divulgazione dei modelli e delle virtù, nonché dei messaggi, totalitari. In modo particolare nel corpo raffigurato l’uomo della massa poté identificarsi e recepire con immediatezza quanto espresso a parole o divulgato in messaggi scritti. Inoltre, la raffigurazione dei corpi dei rispettivi leader permise la creazione di un mito e di un culto ad essi riferito e alimentato dal clima di terrore e violenza diffusi. Sebbene vi furono delle differenze in termini stilistici, i tre totalitarismi considerati raggiunsero i medesimi risultati attraverso la creazione di immagini che poterono servire come esempi di obiettivi da raggiungere tali da giustificare i sacrifici a cui venne sottoposta la popolazione: in nome di un futuro luminoso (nel caso sovietico), o in nome della grandiosità della razza (nel caso tedesco). Le immagini servirono dunque per l’educazione delle masse nonché per la forgiatura di quell’uomo nuovo, che avrebbe popolato il mondo nuovo sorto grazie agli sforzi richiesti dai partiti. Il mondo sovietico vide pertanto la nascita dal realismo socialista quale metodo da seguire per lo sviluppo e la produzione culturale, quello tedesco riprese le forme greche classiche quali esempi di armonia e di perfezione corporea tali da esemplificare la tipologia del perfetto ariano, mentre il fascismo italiano, nonostante la mancanza di un meccanismo culturale completo presente invece presso i regimi sovietico e tedesco, vide comunque la diffusione di un stile basato sulla tradizione italiana legata all'arte dell'antica Roma e ai maestri trecenteschi e quattrocenteschi, sottolineando le tematiche del lavoro, della disciplina e della cultura, in un legame con la vita e la tradizione quale elemento cardine per un rinnovamento sociale. Si cercherà quindi di sottolineare l’importanza della raffigurazione del corpo umano quale immagine-mezzo per veicolare di volta in volta i messaggi politici dominanti, nella costruzione di una realtà altra e di un modello a cui riferirsi, ponendo in confronto le modalità di utilizzo di questo mezzo da parte dei totalitarismi dei tre Paesi. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Alessia Capasso, 2013 it_IT
dc.title Il corpo nell’arte sovietica degli anni Trenta. Affinità e diversità rispetto ai coevi totalitarismi europei: nazismo e fascismo. it_IT
dc.title.alternative it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Economia e gestione delle arti e delle attività culturali it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali it_IT
dc.description.academicyear 2012/2013, sessione autunnale it_IT
dc.rights.accessrights openAccess it_IT
dc.thesis.matricno 838694 it_IT
dc.subject.miur L-ART/03 STORIA DELL'ARTE CONTEMPORANEA it_IT
dc.description.note it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.provenance.upload Alessia Capasso (838694@stud.unive.it), 2013-10-07 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Silvia Burini (siburini@unive.it), 2013-10-21 it_IT


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