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Il presente saggio vuole indagare le dinamiche relazionali che segnano l'interazione tra individui cooperanti entro un medesimo ambiente di formazione o di lavoro. Il nostro oggetto sarà costituito dalle varie tipologie di contesto sociale ove si realizza un'esperienza comunitaria intersoggettiva, anche se poi faremo convergere la trattazione verso una precisa forma di azione cooperativa che è la musica d'insieme. Analizzeremo infatti l'orchestra musicale - e, tramite un'ulteriore caratterizzazione, il jazz ensemble - come luogo di attivazione e verifica delle teorie in precedenza maturate rispetto alle situazioni cooperative in senso lato. L'esperienza pratica della musica, nella sua forma collettiva, sarà valutata come una potente risorsa per lo sviluppo cognitivo dell'individuo, soprattutto perché in grado di incrementare la sua intelligenza sociale.
La ricerca si avvale di tre apporti disciplinari correlati: teoretico, pedagogico, estetico. Il primo sentiero è intrapreso con l'intento di rintracciare una base teorico-filosofica alla trattazione, con il supporto degli studi di C. Lowith, R. Sennet e D. Hofstadter sul tema della co-umanità (capitolo I). La seconda parte dello studio, di carattere pedagogico, ci informa del potenziamento cognitivo dispensato all'individuo dal cooperare in un gruppo musicale e valorizza l'orchestra come contesto altamente formativo, anche grazie ai contributi di C. M. Scaglioso e del volume curato da A. Bertirotti-A. M. Strollo (capitolo II).
Il terzo sentiero, di carattere estetico, tematizza la musica d'insieme nei suoi aspetti formali ed è ispirato da un'attiva "esperienza sul campo" svolta dall'autrice in qualità di musicista, la cui attuale convizione è che gli ambiti della formazione collettiva, del dialogo e della musica d'insieme siano fortemente legati tra loro e dunque affiancabili, sia in virtù di una comune sensibilità per i principi dell'ascolto e dell'integrazione del prossimo, sia perché vantano tutti una certa attinenza al fenomeno del cooperative learning, che è particolarmente caro, tra l'altro, all'improvvisazione jazz. Da ultimo si potrà cogliere nella musica jazz una peculiare attitudine socio-psicologica che sembra poter essere utilizzata efficacemente nel mondo del lavoro, anche non artistico, per facilitare le collaborazioni e gli apprendimenti, tanto da sostenere che ogni lavoro di gruppo dovrebbe conoscere ed applicare parte della mentalità di un musicista jazz per funzionare meglio. Le voci che sostengono tali convinzioni sono quelle di G. Rimondi, D. Sparti, M. Donà, e W. Marsalis (capitoli III e IV).
Le suddette direttive di analisi sembrano tutte confermare, per vie diverse, il fatto che ogni ambiente di lavoro co-umano, tra cui l'orchestra musicale, detiene un reale potere educativo per tutti i soggetti che prendono parte all'attività di gruppo: l'individuo riscontra un tangibile accrescimento cognitivo ogniqualvolta è relazionato ad altri in un contesto di socializzazione produttiva, come nel caso del jazz ensemble, luogo di scambio e confronto tra soggetti interfacciati gli uni agli altri all'interno di un'agire sincronico.
Il motore di questo agire cooperativo è l'empatia, l'unica dispositio animi, o attitudine mentale, che rende veramente possibile l'interazione produttiva tra individui rapportati in un contesto sociale, anche e soprattutto nel caso dell'orchestra. Come vedremo, la musica d'insieme, in mancanza di fenomeni empatici consapevoli, non può funzionare. Questa è una necessità che l'orchestra musicale, soprattutto il jazz ensemble, condivide con la vita. Ecco perché giungeremo al finale augurio, rivolto a noi stessi, di pensare e affrontare la vita come fosse un'opera di musica d'insieme, preferibilmente di carattere jazz. |
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