dc.contributor.advisor |
Volpe, Mario |
it_IT |
dc.contributor.author |
Gava, Lorella <1988> |
it_IT |
dc.date.accessioned |
2013-10-10 |
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dc.date.accessioned |
2013-12-03T12:19:05Z |
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dc.date.available |
2015-01-17T09:36:15Z |
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dc.date.issued |
2013-10-30 |
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dc.identifier.uri |
http://hdl.handle.net/10579/3788 |
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dc.description.abstract |
Nel presente lavoro abbiamo messo al centro il consumo, analizzandolo dal punto di vista del rapporto consumi/pil, dal punto di vista dei consumatori, la classe media e dal punto di vista dell’elasticità della domanda per una categoria di beni in particolare, quelli alimentari. Da un punto di vista macroeconomico troviamo che i consumi sono troppo bassi rispetto al pil e mostrano un andamento in calo, mentre il risparmio al contrario è alto. La causa del calo dei consumi sul pil è da imputare ad uno stato sociale debole, ad un’iniqua distribuzione del reddito nazionale e tra i residenti e ad un mercato del credito inefficiente. Per quanto riguarda i nuovi consumatori, la classe media, essa consta oggi di circa 157 milioni di individui e presenta elementi di eterogeneità al suo interno, a livello socioeconomico, tali da poter essere suddivisa in sottogruppi, trattati ognuno, dal punto di vista dell’offerta di prodotti, secondo le proprie specificità. L’elasticità della domanda per i beni alimentari risulta avere un modello per cui le famiglie con redditi alti hanno una domanda inelastica rispetto alla quantità, mentre le famiglie residenti in campagna e le famiglie a basso reddito residenti in città hanno invece un’elasticità della domanda relativa alla quantità e legata al reddito più importante. La relazione di Engel non è lineare, infatti non si verifica la condizione per cui si ha un’elasticità del reddito costante per tutti i livelli di reddito y, mentre invece dai dati emerge che l’elasticità del reddito diminuisce con l’aumentare dello stesso fino a raggiungere lo zero per alti livelli di y per alcune categorie di cibi. La maggior parte delle elasticità di spesa risultano più elevate rispetto alle elasticità di quantità corrispondenti, il che significa che la spesa per i prodotti cresce di più della quantità acquistata quando il reddito cresce. La Cina importerà mais, semi di soia, semi per la spremitura, zucchero, orzo, carne bovina, di montone e agnello, suina, avicola, prodotti ittici e caseari (in particolare latte in polvere e siero di latte). |
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dc.language.iso |
it |
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dc.publisher |
Università Ca' Foscari Venezia |
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dc.rights |
© Lorella Gava, 2013 |
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dc.title |
I consumi alimentari in Cina: dall'analisi macroeconomica all'elasticità della domanda |
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dc.title.alternative |
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dc.type |
Master's Degree Thesis |
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dc.degree.name |
Lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell’asia e dell’africa mediterranea |
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dc.degree.level |
Laurea magistrale |
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dc.degree.grantor |
Scuola in Studi Asiatici e Gestione Aziendale |
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dc.description.academicyear |
2012/2013, sessione autunnale |
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dc.rights.accessrights |
openAccess |
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dc.thesis.matricno |
815353 |
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dc.subject.miur |
L-OR/21 LINGUE E LETTERATURE DELLA CINA E DELL'ASIA SUD-ORIENTALE |
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dc.description.note |
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dc.degree.discipline |
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dc.contributor.co-advisor |
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dc.subject.language |
CINESE |
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dc.provenance.upload |
Lorella Gava (815353@stud.unive.it), 2013-10-10 |
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dc.provenance.plagiarycheck |
Mario Volpe (mvolpe@unive.it), 2013-10-21 |
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