Abstract:
Nel 1940 la città di Mentone viene occupata dall'esercito italiano conseguentemente a quel complesso di azioni militari chiamate “battaglia delle Alpi Occidentali”. Nell’aprile 1941 il gerarca di origini toscane Giuseppe Frediani (1906-1997) riceve la nomina di quarto commissario civile per la città di Mentone. Il giovane fascista poteva vantare già una certa dimestichezza in campo amministrativo, maturata nel corso delle sue esperienze in veste di segretario federale del partito nazionale fascista, prima, presso la città di Verona tra 1934 e 1935 e in seguito nella città di Pavia tra l’aprile 1935 e il febbraio 1939.
Nella città padana aveva stretto rapporti duraturi con alcuni professionisti locali. Il fotografo Guglielmo Chiolini, da tempo reporter ufficiale della città e titolare dell’atelier fotografico più sviluppato del territorio, rientra nel novero di questi personaggi stimati ai quali Frediani era tornato a rivolgersi una volta giunto a Mentone, con lo scopo di ricostruire la “perle du France”. Di queste operazioni resta testimonianza nel suo preziosissimo archivio, donato all'Università pavese. L’archivio è composto da documenti cartacei, fotografici e bobine cinematografiche e di esso fa parte l’album di “fotomosaici” intitolato: Mentone dalla distruzione alla rinascita, firmato da Guglielmo Chiolini, Ugo Lucerni e Frediani. Per Chiolini si è trattato di un’esperienza unica, come dimostra il primo capitolo di questa tesi che considera complessivamente la sua attività di fotografo attraverso lo studio dell'Archivio Fotografico Guglielmo Chiolini conservato presso i Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia, del Fondo Guglielmo Chiolini dell'Istituto per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea e rintracciando nello spoglio della stampa quotidiana pavese e in alcune pubblicazioni milanesi le notizie fornite dal fotografo stesso nelle due interviste rilasciate alla Dott. Alessandra Ferraresi dell’Università di Pavia. Nel secondo capitolo il rapporto tra Chiolini e i giornali locali è inquadrato nel contesto culturale italiano degli anni Trenta e Quaranta e nella storia evolutiva della fotografia pubblicistica. Questa è tracciata tramite la consultazione di alcune testate storiche: dall’<<Illustrazione Italiana>>, sino <<Tempo>>, e contemporaneamente prendendo in considerazione le principali evoluzione tecniche nel campo fotomeccanico. il terzo capitolo è dedicato al fotomontaggio moderno e al duplice indirizzo che questo mezzo espressivo acquisisce negli anni di nostro interesse, con particolare attenzione al suo utilizzo nella propaganda fascista, della quale l'album Frediani è un pregevole esempio. L’opera, infatti, era funzionale alla narrazione della ricostruzione immediata della cittadina, realizzata contestualmente alla sperimentazione di un nuovo tipo di colonizzazione. La Francia non era certo la Libia o l’Etiopia, di conseguenza gli italiani, facendo leva sulla comune storia risorgimentale, praticarono una penetrazione culturale che avrebbe dovuto portare all’italianizzazione di Mentone. La vicenda si prestò come occasione perfetta per dimostrare a tutta l’Europa le capacità civilizzatrici dell’Italia, che ancora languiva per le sanzioni subite. Introdotti gli attori deputati alla realizzazione dei fotomontaggi, come il pittore emiliano Ugo Lucerni, il quinto capitolo consiste nell'analisi e descrizione dell'album stesso, rilevando le finalità espressive della composizione con l'ausilio della documentazione storica proveniente dall'archivio Frediani e dimostrando come questo progetto iconografico realizzi i significati preposti alla sua ideazione.