Abstract:
In questa tesi è stato trattato il tema della responsabilità in alcuni racconti di Javier Marías. Ciò che accomuna i testi analizzati è la condotta di personaggi che non presentano inclinazioni malvagie, eppure commettono azioni o assumono atteggiamenti immorali che possono favorire il male. Le situazioni rappresentate da Javier Marías sono puntuali, la dinamica che porta all’obiettivo è intensa, come si conviene alla forma del racconto. Si entra subito nel momento cruciale della situazione e non vi sono momenti di tregua. I personaggi sono dominati, per tutta la lunghezza del racconto, da passioni che hanno come conseguenza un atto violento, sia realizzato o anche solo progettato. Tali passioni sono le più diverse: paura, desiderio amoroso, sfiducia in se stessi, deferenza all’autorità, ecc. In questi racconti si mette in luce come tali forme del sentire indirizzino l’agire efficace dei personaggi, oscurando in loro la coscienza morale, rendendoli attori o complici di crimini gravi dell’uomo contro l’uomo. Calpestata l’etica della convivenza collettiva e privata, il loro senso di responsabilità si degrada e godono dell’impunità per l’indifferenza di chi viene a contatto con loro. In altre parole, sono interpreti di quella che, secondo Hannah Arendt, è la banalità del male, un problema che Javier Marías tratta in modo approfondito nei suoi romanzi e che affronta nella maggior parte dei suoi racconti, arricchendo in modo consistente la casistica di personaggi che soccombono alla parte più oscura dell’indole umana.