Abstract:
L’obiettivo di questa tesi sarà di realizzare un’analisi, per quanto possibile, esaustiva del conflitto che nel 1982 vide opporsi 2 stati che, nel contesto bipolare della Guerra Fredda, appartenevano entrambi al blocco statunitense, ossia Argentina e Regno Unito. Il mio proposito sarà quello di dimostrare come, facendo ripetutamente uso della retorica, entrambe le potenze in questione abbiano continuamente cercato di legittimane il proprio potere sull’arcipelago, ingaggiando uno scontro diplomatico con ripercussioni economiche notevoli, sfociato in una vera e propria guerra armata. L’analisi che mi propongo di conseguire cercherà di fornire un’immagine composita e multisfaccettata del conflitto, da un punto di vista storico, sociale e politico, con l’intento di prendere oggettivamente in considerazione i passati fattori in gioco. Partendo da questi presupposti, si delineerà un profilo focalizzato sui cambiamenti presenti e sulle possibili evoluzioni future.
Comincerò fornendo delle informazioni generali di carattere storico e geografico, rintracciando la fonte della diatriba, a partire dalla colonizzazione dell’arcipelago conteso. In seguito, focalizzerò la mia attenzione sulla guerra vera e propria, fornendo una schematizzazione semplificata delle attività militari che condussero gli Inglesi alla vittoria – il tutto contestualizzato nella particolare situazione politica di cui Argentina e Regno Unito stavano facendo esperienza al momento dell’occupazione. Infine, cercherò di riflettere sulle nuove dinamiche che si sono venute a creare intorno ai crescenti interessi di natura energetica nell’arcipelago, dopo la scoperta di (probabili) giacimenti di petrolio al largo delle coste isolane che, se sfruttati, potrebbero riassestare le già indebolite economie nazionali. In un momento di crisi economica, dove il prezzo del greggio continua a crescere in maniera esponenziale, le due parti cercano di giustificare il controllo sulle “Isole della Discordia”: da una parte l’irredentismo argentino rivendica, una volta per tutte, l’appartenenza geografica delle Falkland/Malvinas al sub-continente Sud Americano, nonché giudica il dominio inglese come un retaggio coloniale anacronistico. Dall’altro lato, si contrappone il diritto all’autoaffermazione, sbandierato senza remora dal Governo Britannico, come strumento democratico inoppugnabile a cui i Falklanders si rivolgono.
Per concludere, fornirò una piccola rielaborazione del lavoro precedentemente svolto, esprimendo una critica personale e riflettendo sull’evoluzione di un contenzioso che dura ormai da 6 secoli.