Abstract:
La mia tesi è una biografia del re ostrogoto Totila (circa 510-552). Mi sono posto alcune domande. 1)Totila nacque a Treviso come sostiene la tradizione? 2)Fu un eroe o una sciagura per l'Italia? 3)Quali doti intellettive possedeva? 4)Qual era il suo carattere? 5)E' possibile un confronto tra Giustiniano e Totila? 6)E' possibile suddividire il periodo di regno di Totila in maniera diversa da quanto fatto da Wolfram (1° periodo: 541-543 2° periodo: 543-550 3° periodo 550-552)? 7)Come va interpretata la politica agraria del re? 8)Qualora avesse vinto, come avrebbe governato l'Italia?
Le risposte. 1)Totila non nacque a Treviso. La tradizione sostiene ciò a partire da un'errata interpretazione di un passo di Procopio de “La guerra gotica”, fatta dall'umanista Flavio Biondo. 2)Non fu un eroe. Il suo operato non ebbe nulla di miracoloso, e fece buone azioni per interesse politico di propaganda e per la religiosità scaramantica. Fu una disgrazia per l'Italia, perché fece continuare un conflitto di fatto finito per altri 12 anni – anche se la vera disgrazia per la Penisola fu la mancata intraprendenza di Giustiniano. 3)Era sveglio, rapido; intelligente, saggio, aveva buona memoria. Era empatico nei confronti del suo esercito. A tratti sapeva cogliere gli insegnamenti del passato. 4)Era un leader iracondo ma anche riflessivo e programmatore. Era crudele, subdolo e sadico. Aveva una personalità forte e dominatrice. Era sempre attivo, tenace, grintoso e coraggioso. Era speranzoso e ottimista. 5)Entrambi erano determinati, energici, non mollavano mai. Giustiniano era cattolico, Totila ariano. Ebbero un'educazione diversa: l'imperatore da uomo di lettere attento soprattutto alla teologia e al diritto, Totila nacque e crebbe come un guerriero 6)La suddivisione di Wolfram appare incoerente. Ho quindi suddiviso di nuovo il periodo, in tre fasi. La prima finisce simbolicamente con la presa di Roma del 546. Il primo periodo fu caratterizzato dal programma della guerra lampo e da quello della buona immagine, nonché dalla politica agraria. La seconda fase inizia simbolicamente con la prima presa di Roma e finisce con la seconda. Fu un periodo caratterizzato da una grossa crisi collocabile negli anni 547-548 e da una forte ripresa a partire dalla fine del 548. Ci fu l'abbandono del programma della buona immagine, ma fu presente la politica della guerra lampo e anche quella agraria. La terza fase inizia con la presa di Roma del 550. Fu un periodo ambiguo: nel primo anno, fino al 551, Totila fece incetta di successi e toccò il punto più alto in termini di possedimenti, ma a partire dall'abbandono della Sicilia nel 551 iniziò il periodo della decadenza. Ci fu di nuovo l'assenza del programma della buona immagine, e mancò anche la politica agraria; fu presente invece la politica della guerra lampo, abbandonata però non appena fu chiaro che gli esiti della guerra si sarebbero decisi attraverso una battaglia campale.
7)Per quanto riguarda la politica agraria, presente nei primi due periodi, essa non va interpretata come un'azione di rivoluzione sociale, ma va considerata come una mossa interessata, volta a ottenere il consenso della popolazione rurale; a incassare le tasse dei contadini; a rimpolpare le file dell'esercito; anche, a tratti, per indebolire la classe senatoria.
8)E' probabile che Totila avrebbe esautorato i senatori romani dai ruoli di comando in Italia, per installarvi uomini a lui fedeli. Di certo la Sicilia sarebbe stata ridotta a cenere, e i suoi abitanti massacrati o ridotti in schiavitù.
L'Italia si sarebbe divisa in due zone: una parta governata da Totila, un'altra in mano ai Franchi. Poi, il sovrano avrebbe forse cercato di consolidare la propria posizione chiedendo - in Gallia, ancora - la mano di una principessa franca. Sarebbe stata da rivedere tutta la sua politica agraria: forse il re avrebbe sostituito i latifondisti romani con gente gota.
La situazione, quindi, sarebbe rimasta come prima.