Abstract:
La comunità per minori "Casa di mattoni", la storia del servizio e la sua realtà attuale raccontata dagli educatori che vi lavorano e dai ragazzi ospiti. Dopo una premessa metodologica utile a definire al lettore il metodo di analisi delle interviste utilizzato, andrò ad approfondire le alterne vicende del lavoro sociale della comunità applicato durante la vita della struttura, estrapolando il percorso storico dell'applicazione di questo metodo, investigherò l'attribuzione di senso che ne danno educatori e ragazzi. Il valore aggiunto dell'esperienza di questa comunità, oltre che nell'apertura al territorio, sta nell'esperienza dell'abitare che si è voluta sperimentare: un abitare che implica appartenenza, un'appartenenza costruita attraverso la partecipazione alla gestione dei suoi spazi e tempi di vita. Strumenti della partecipazione di cui educatori e ragazzi si sono dotati sono le assemblee e le riunioni di equipe, percorsi orizzontali in merito ai quali gli intervistati hanno riportato il loro vissuto, gli aspetti positivi e le criticità. Particolarità della Casa di Mattoni che andrò ad analizzare è il materiale umano che ha composto e continua, giorno dopo giorno a ricomporre questa esperienza: gli educatori della struttura. Approccerò il loro metodo educativo, le motivazioni che stanno alla base della scelta di lavorare in questa specifica struttura, il loro coinvolgimento personale e professionale nel progetto fondante la comunità. I contenuti di questa narrazione collettiva verranno analizzati secondo varie chiavi interpretative. Il metodo utilizzato dagli operatori del servizio sarà messo a confronto con le metodologie di lavoro sociale con la comunità proposte da differenti autori: Marchioni, Zucconi, Martini e Sequi, come pure verrà confrontato il concetto di comunità espresso da questi autori e l'interpretazione fatta dagli operatori della Casa. Porrò inoltre a confronto le professionalità che secondo gli autori sono da ritenere idonee a svolgere questo lavoro e quelle che di fatto hanno utilizzato questo metodo nella Casa di mattoni. Ho ritenuto interessante approfondire le ragioni che stanno alla base della promozione di processi partecipativi, estrapolandole dal pensiero dei teorici del lavoro con la comunità, ma anche prendendo alcuni spunti da tre grandi pensatori del nostro tempo: Basaglia, Foucault e Freire evidenziando come anch'essi abbiano sostenuto e giustificato dinamiche partecipative nell'ambito delle loro peregrinazioni esperienziali e teoriche e come per tutti loro prendere parte attiva in una comunità sia una condizione necessaria perchè l'uomo costruisca una propria soggettività. La partecipazione dell'utenza e della comunità locale alla gestione di uno spazio è riconducibile a molte delle esperienze attuali di governo del territorio che fanno appello alla necessità di praticare l'ascolto e di saper costruire consenso attorno alle decisioni modificando così i parametri di qualità dei processi e dei prodotti delle politiche sociali. Questo approccio rilancia con forza la costruzione di una cittadinanza diversa da quella cui ci ha abituato la democrazia rappresentativa, fondata sulla delega, che vede piuttosto i cittadini coinvolti in prima persona nella scelta e gestione dei beni comuni. Infine ho creduto necessario riflettere sullo spazio della Casa di mattoni considerandolo quale potenziale centro sociale, così come immaginato da Angela Zucconi, descrivendolo quale servizio a “bassa soglia” e azzardando un parallelismo tra questo luogo e il concetto di eterotopia illustrato da Foucault: un'utopia situata in un luogo ed un tempo preciso e reale.