Abstract:
Tra i mutamenti più radicali che hanno investito il romanzo moderno spicca l’"inward turn", la svolta che orienta progressivamente il fuoco narrativo dalla luce esterna delle vicende pubbliche agli abissi interiori della psiche umana. Il nuovo personaggio romanzesco, mosso dalla sua mutevole e contraddittoria coscienza, si fa irriducibile a ogni fissità caratteriale, la cui dissoluzione comincia a emergere nitidamente dalla seconda metà del XIX secolo. Obiettivo precipuo del presente progetto di tesi è scandagliare le implicazioni della svolta introspettiva su una rosa selezionata di romanzi europei per rimarcare come il fenomeno, che apparenta letterature distanti tra loro, invero germogli da un retroterra comune, quello degli sconvolgimenti socioeconomici che hanno scosso la moderna cultura occidentale. Punto di partenza dell’elaborato è l’indagine sulla liquefazione della stabilità interiore di individui chiusi nel guscio del proprio io, poiché perseguitati da una vertigine esistenziale che li aliena dalla realtà esterna. Esemplari sono i profili psicologici delineati finemente dalle penne di Tolstoj, Dostoevskij, Flaubert e Hardy. Il secondo capitolo pone luce su un ulteriore aspetto della svolta interiore ottocentesca: l’assorbimento della percezione temporale e storica nella sfera soggettiva, come affiora dall’esame condotto su "L’educazione sentimentale", "Oblòmov", "Una vita", "Padri e figli" e "Guerra e pace". Infine, l’ultimo capitolo verte sulla transizione verso la stazione più estrema dell’ "inward turn": il modernismo. Le opere di inizio Novecento "I Buddenbrook" e "I vecchi e i giovani", pur sotto una veste ancora ottocentesca, dispiegano l’irreversibile virata che inabissa la sonda romanzesca verso i fondali più bui della coscienza umana.
