Abstract:
Con la prematura morte di Alessandro il Grande e la conseguente crisi dinastica del regno macedone, il generale Tolomeo seppe sfruttare al meglio la situazione nel momento in cui il territorio fu suddiviso in satrapie e consegnato agli ἑταῖροι del defunto monarca. Egli prese per sé l’Egitto, ricco, pacifico, aperto all’influenza ellenica: il paese aveva le potenzialità per divenire grande e tale eccellenza passava, secondo il Lagide, solo attraverso l’assimilazione di una dinastia straniera alla cui testa imporre la propria personalità. In altre parole, non erano la gloria delle armate, i successi in campo diplomatico, la fedeltà all’impero ad animarlo bensì il desiderio di creare un reame prospero, indipendente nel quale affermare se stesso, i propri discendenti e la propria cultura. Egli ci riuscì solo nel 305/304 a. C. dopo vent’anni trascorsi al servizio della monarchia di Filippo III ed Alessandro IV, come satrapo. Se collaborare con la più stabile e duratura istituzione locale, il clero, appariva il metodo più efficace per imporre la propria personalità ed acquisire la necessaria legittimazione al potere, la stele del Satrapo costituisce il suo reale manifesto politico. La tesi si pone, quindi, l’obiettivo di analizzare tale documento, ricostruendo il complesso percorso che portò Tolomeo ad inserirsi all’interno del sistema egiziano, conformarsi alla sua cultura, conquistare il rispetto della popolazione fino all’ottenimento dell’agognata nomina a faraone.