Abstract:
L’elaborato affronta la tematica della trasformazione dell’architettura della Repubblica di Corea (Corea del Sud) dai decenni successivi agli anni ‘60 del ventesimo secolo fino al giorno d’oggi, focalizzandosi sulle figure degli architetti sudcoreani e sulle soluzioni da questi adottate ai fini della creazione di un’architettura coreana “contemporanea”, creazione certamente condizionata dalle travagliate vicende storico-politiche del paese e dall’esigenza di rafforzare e riaffermare un’identità nazionale.
L’introduzione presenta un ritratto della situazione storica e geografica della Repubblica di Corea a partire dagli anni ‘50 fino al giorno d’oggi.
Nel primo capitolo, “Tra modernismo e tradizione: la ricerca della Coreanità”, sono presentati i processi di ricostruzione del Sud Corea nell’immediato dopo guerra mediante le vicende riportate tra le pagine della rivista SPACE.
SPACE, attraverso i casi dei musei nazionali, tratta il contrasto tra gli architetti conservatori, legati ad uno stile tradizionale e coloro che, tramite un’analisi critica, hanno cercato soluzioni per adottare e trasformare gli elementi tradizionali in una nuova espressione di “Coreanità”.
Tra questi vengono presi in analisi alcuni dei progetti più iconici di tre grandi maestri attivi dal dopoguerra in poi: il fondatore di SPACE Kim Swoo-Geun, Kim Chung-up e Lee Hee-Tai. I loro studi e teorie diventarono punto di riferimento per gli architetti e critici del paese e forza catalizzante per la formazione di un primo movimento architettonico “Moderno” della Corea del Sud. L’eredità della filosofia architettonica dei primi architetti è spiegata attraverso l’esempio del Museo di Arte Contemporanea di Kim Tai-soo.
Il secondo capitolo, “Le nuove città”, vuole prestare particolare attenzione a come le nozioni postulate nel primo dopoguerra si declinino, nei decenni successivi, su diverse scale architettoniche. Viene fatto un focus sulle figure degli architetti coreani e il loro operato nella creazione di edifici volti a una fruizione pubblica. Vengono inoltre presentati i progetti di urbanizzazione e l’evoluzione delle infrastrutture pubbliche.
L’analisi del contesto urbano si sviluppa poi in una scala decrescente: dalle città all’isolato fino agli edifici iconici rappresentanti il singolo distretto. Segue una sezione dedicata ai grattacieli che definiscono l’orizzonte urbano.
Il terzo capitolo, “I luoghi della vita privata”, presenta un’analisi dei vari tipi di abitazioni. Un viaggio tra i cambiamenti che, a partire dagli Hanok (le abitazioni tradizionali) ha portato il 60% dei sudcoreani a vivere dentro gli Apatu Danji, complessi residenziali formati da torri di dieci o più piani, presenti in gran numero in tutti i distretti delle aree metropolitane. Presentando le varie fasi e i metodi di standardizzazione che hanno portato all’attuale modello abitativo, vengono studiate le conseguenze che questi hanno avuto sulla vita della popolazione coreana.
Infine, l’elaborato tratta le forti eredità Giapponesi nella configurazione degli interni, con il piano LDK (a sua vota derivato da influenze occidentali) e gli aspetti delle case tradizionali che hanno resistito alla prova del tempo