Abstract:
A partire dal febbraio 2022, il riaccendersi del conflitto russo-ucraino ha riaperto anche il dibattito sulle misure sanzionatorie adottate unilateralmente dagli Stati, soprattutto ci si chiede perché gli Stati impongono sanzioni? Le misure sanzionatorie non sono uno strumento nuovo nel panorama internazionale. L'Unione Europea, in quanto neonata entità politica, aveva sviluppato negli anni '70 e '80 un proprio strumento sanzionatorio, parallelamente alla realizzazione di una forte e ben organizzata Politica Estera Comune. Tra gli obiettivi autoimposti dall'UE, i trattati costituzionali affermavano la necessità che l'Unione promuovesse ed esportasse i propri principi e valori, tra cui la diffusione di valori democratici come la libertà, l'uguaglianza, la giustizia sociale e l'applicazione dei diritti umani a tutti. Promuovendo questi principi, alcuni Stati dell'ex Unione Sovietica hanno voluto aderire con entusiasmo all'UE, avviando il processo di integrazione nell'UE come entità politica, che mirava anche a garantire la sovranità territoriale, l'indipendenza e i principi e valori già citati. Il presente lavoro si interroga anche su un'altra questione, che è in realtà quella centrale: quali sono i confini, o i limiti, tra l'uso di misure sanzionatorie da parte di uno Stato come strumenti di diplomazia coercitiva, come reazione a un evento illegittimo secondo il diritto internazionale, e tra l'uso di misure sanzionatorie come strumenti volti a garantire un maggiore potere politico. Lo studio mira a mostrare la complessa definizione di sanzioni internazionali e la doppia funzione che sembra essersi sviluppata nel corso dei decenni. I metodi perseguiti in questo studio hanno portato a una ricerca sulle misure sanzionatorie dal punto di vista dell'adozione multilaterale e unilaterale, inoltre sono stati analizzati i diversi tipi di misure sanzionatorie e i relativi ambiti di applicazione dal punto di vista internazionale ed europeo.