Abstract:
Questa tesi esplora il sostegno al patrimonio culturale da parte dei marchi che operano nel settore del lusso e delle loro fondazioni, in una società orientata al consumo e guidata dal profitto nella quale si fa fatica abbracciare pienamente il puro concetto di "dono". La tesi esamina criticamente gli obiettivi finali e le reali motivazioni alla base delle donazioni effettuate in nome dell’arte. L’obiettivo è quello di dimostrare che non ci sia bisogno di nascondere i benefici, economici e non, derivanti dalle suddette opere benefiche. È necessario giustificare gli investimenti sotto il velo della filantropia? L'analisi dei modelli di business del lusso, lo studio dei relativi dati, del cosiddetto effetto "Art infusion" e l'esplorazione dei rischi legati al fenomeno dell'Art-washing portano alla conclusione che i marchi attivi nel settore del lusso e le loro fondazioni benefiche ottengono effettivamente vantaggi, sia in termini di immagine che di reputazione del brand. Benefici che si estendono anche aLa questione fiscale, secondo i quadri normativi pertinenti, in un contesto di continua competizione con altre aziende del medesimo settore. I casi studio dimostrano come eliminare l'arte dai modelli di business adottati ne indebolisca l'efficacia, giustificando la necessità di distinguere un semplice modello di business da uno basato sull'arte. In definitiva, è possibile smettere di infantilizzare l'arte e iniziare a darle il giusto peso strategico all'interno del Business model canvas aziendale, attraverso opere concrete come l’adozione del cosiddetti Interventi art-based.