Abstract:
La presente tesi di laurea magistrale si propone di esplorare come le diverse dimensioni della salute sessuale e riproduttiva possano intrecciarsi con le esperienze migratorie e come la mobilità stessa possa influenzare gli aspetti della sfera sessuale e riproduttiva degli individui. Concentrandosi sui bisogni di accesso a servizi specifici di salute sessuale e riproduttiva delle persone con background migratorio nell'UE, il lavoro esamina il ruolo e l'impatto delle politiche migratorie e di inclusione sociale nel facilitare o ostacolare l'accesso al diritto all’aborto. La ricerca confronta qualitativamente due casi studio relativi a richieste di aborto da parte di donne con background di migrazione in Polonia e in Italia. Il primo capitolo stabilisce il quadro teorico per contestualizzare lo sviluppo storico della definizione e della protezione dei diritti sessuali e riproduttivi nel panorama giuridico e politico internazionale. Inoltre, introduce il concetto di “Giustizia Riproduttiva” come fondamentale approccio femminista intersezionale, che immagina la protezione dei diritti alla salute sessuale e riproduttiva affrontando i sistemi di oppressione interconnessi, tra cui il patriarcato e il razzismo sistemico. Il secondo capitolo esamina il caso delle richieste di aborto delle rifugiate ucraine in Polonia dopo l’inizio della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. Il terzo capitolo esplora il caso delle richieste di aborto da parte di donne rumene impiegate nel settore agroalimentare nel Sud Italia che si trovano in condizioni di sfruttamento lavorativo. Il quarto capitolo confronta infine questi due casi per mettere in luce le somiglianze rispetto gli ostacoli al raggiungimento del benessere sessuale e riproduttivo, nonostante le significative differenze di contesto. La ricerca si basa principalmente sulle leggi e sulle politiche polacche e italiane relative all’interruzione di gravidanza, nonché sulle politiche nazionali ed UE di accoglienza ai migranti. Lo studio incorpora anche preziosi contributi di studiose e organizzazioni che hanno condotto interviste e ricerche sul campo. Questa tesi conclude che le politiche migratorie, insieme a quelle di inclusione sociale e alle normative sull’aborto, non adottano un approccio intersezionale sensibile al genere, comportando il non riconoscimento dei diritti all'aborto delle donne con background migratorio. Infine, il lavoro sottolinea come le pratiche individuali e collettive messe in atto da ‘attori terzi’ non istituzionali permettano invece alle donne di esercitare la propria autonomia corporea.